Racconti di viaggio › Ibiza 2012

Per il secondo anno di fila la meta scelta per la prima parte delle vacanze estive è caduta su un luogo conosciuto e apprezzato, e quindi affidabile. L’Ibiza del 2012 si è rivelata molti simile a quella visitata otto anni prima: la crisi sembra essere rimasta lontana dall’Isla Blanca: i locali sono tutti (molto) vivi e vegeti e se ne sono aggiunti anche di nuovi, a iniziare dal molto sponsorizzato Ushuaia, hotel-disco-club ben presente su manifesti e nelle vie dello shopping ibizenco.

La vacanza è “nata” a febbraio, quando ci siamo messi al pc per cercare le varie offerte e valutare tutte le possibilità offerte soprattutto dalle compagnie aeree low cost: Sicilia (trapanese), altre isole greche diverse da Rodi e le Baleari le possibilità. Alla fine l’ha spuntata Easyjet con un offerta per Ibiza volo+hotel migliore di quella offerta dalla coppia Ryanair+Booking.

Tra i vantaggi il prezzo (513 a testa per volo e un tre stelle con mezza pensione), tra gli svantaggi il fatto di dover partire da Milano Malpensa, aggiungendo quindi 40 euro di parcheggio all’aeroporto (il P5 terminal 2, vicinissimo all’area partenze ed economico), la benzina e il pedaggio autostradale.

Volo (alle 6,30 del mattino!) perfetto, Easyjet una spanna superiore a Ryanair per disponibilità (priorità gratis a chi ha bambini sotto i 5 anni) e tranquillità (solo due passaggi in cabina per vendere bibite o gadgets), arrivo addirittura in anticipo di un quarto d’ora alle 8 del mattino.

Auto a noleggio

E’ stata il vero salasso della vacanza ma il servizio offerto è stato impeccabile. L’abbiamo prenotata un po’ in ritardo (a giugno. A febbraio avremmo risparmiato una cinquantina d’euro) tramite globelcars che, come accaduto a dicembre per Gerona, ha selezionato la compagnia Goldcar. Avevamo letto pareri negativi su Goldcar alle Baleari (attese di ore per la navetta verso l’ufficio, spese aggiuntive per la pulizia alla consegna, maleducazione…) ma alla fine noi non abbiamo assolutamente niente da obiettare, anzi.

Però l’inizio è stato un po’ strano: dall’aeroporto ci hanno portati immediatamente all’ufficio nella zona industriale ai margini dell’aeroporto (2-3 km, non di più…) e arrivati lì abbiamo iniziato la pratica per integrare la prenotazione via web con le spese aggiuntive (secondo guidatore – perché purtroppo accettano solo alcuni tipi di carte di credito e non l’American Express di chi ha sempre guidato; seggiolino per Sara, pieno di benzina…). Dopo tre minuti si è scatenata una mega bagarre tra cinque tedeschi che avevo appena riconsegnato l’auto con chiari segni di incidente su una fiancata: l’impiegato di Goldcar imputava a loro l’incidente, loro avevano sul telefonino foto dell’auto alla consegna con già i segni dell’incidente, che però non era stato annotato nel foglio di check-in redatto in doppia e consegnato anche a loro. Quando la discussione è degenerata con ragazza piangente, cinquantenne nerboruto urlante e impiegato al telefono per chiamare la polizia abbiamo senza tema optato per l’assicurazione Super Relax, che ci ha garantiti in tutto e per tutto e che costava 70 euro più di quella minima.

Alla fine dei giochi il tutto ci è costato 254 euro  di auto, 69 di benzina, 30 di seggiolino, 27 di secondo guidatore e 84 di assicurazione, più 39 di iva, ovvero 504 euro in totale. Non poco ma a Ibiza, di agosto e a quelle condizioni, non si trovava niente a meno.

Ci hanno dato una Ford Fiesta con 8.000 km, comoda (anche se il passeggino nel bagagliaio ci andava preciso preciso) e facile da guidare. Data col pieno, da restituire a serbatoio vuoto (ma in realtà non abbiamo consumato tutta la benzina ma solo 3/5).

Hotel

L’abbinamento di Easyjet era con il Sirenis Resort Cala Llonga, un mega complesso formato da due palazzoni a otto piani adagiati nella pineta scoscesa proprio a ridosso della spiaggia. Sicuramente una testimonianza del boom edilizio degli anni ’70 che ha portato cemento anche nelle cale più piccole dell’isola ma questo complesso alberghiero ha un impatto visivo più forte nelle foto che dal vivo, perché il verde intorno è ancora tanto.

Il Sirenis è diviso in Playa Dorada e Playa Imperial. Noi siamo andati nel primo, quello più lontano dalla spiaggia. Camera 8213 all’ottavo piano: spaziosa (anche se il lettino per Sara stava a pelo tra i letti e la scrivania) con arredamento non nuovissimo ma neppure vetusto, bagno più che sufficiente e con la sola pecca di un bidè che perdeva un po’ d’acqua di scarico. Terrazza con vista quasi esclusiva su un cortile esterno con qualche pino ma con uno sprazzo aperto sul mare e la collina sul lato opposto della cala.

Ristorante a buffet in classico stile da tre stelle di mare: niente di stupefacente, nessun piatto da fine gourmet ma tutto ampiamente sufficiente per quantità, qualità e tempi di attesa (praticamente nulli nonostante l’albergo fosse pienissimo).

Tre piscine più quella piccola per bambini, animazione non invadente e parcheggio non enorme ma sempre con almeno un posto libero (solo una volta abbiamo dovuto lasciare l’auto fuori dai cancelli per una notte. Ma tanto c’era la Super Relax!!).

Nel complesso una sistemazione consigliabile, soprattutto alle famiglie e a chi vuol stare lontano (ma non più di venti minuti di auto) dal centro di Eivissa e dai locali rumorosi. Il voto potrebbe essere addirittura un 8 se non ci fosse il problema dell’ascensore: ce ne sono solo due in tutto l’albergo e ogni giorno almeno una decina di minuti se n’è andata nell’attesa della “corsa” disponibile tra noi che dovevamo andare all’ottavo piano, chi doveva scendere al -2 delle piscine, chi si fermava allo 0 della reception ecc. ecc.

Per dieci piani e tanti clienti due ascensori sono troppo chi e l’abbiamo scritto anche nella scheda di valutazione a fine vacanza. Quindi ci fermiamo ad un 7+/7,5.

Cala Llonga

Luogo strategico già visitato otto anni fa. Frazione nata negli anni ’70 con il boom turistico ha una delle spiagge sabbiose più ampie della costa occidentale, un bel mare spesso limpido (anche se in tarda mattinata e a metà pomeriggio, con tanta gente in acqua la sabbia smossa lo intorbidisce), negozi (con prezzi ottimi) e ristoranti e un servizio capillare di bus verso il resto dell’isola, ma anche con un piccolo molo (proprio alla base dell’albergo) con i traghetti che portano a Santa Eularia, Eivissa e Formetera, oltre che in altre cale dell’isola.

La sera c’è poco o nulla da fare tranne andare a un piccolo luna park e a fare lo struscio nelle tre strade dei negozi ma la tranquillità è assoluta.

31 luglio

Il fatto di essere arrivati a Ibiza alle 8 del mattino (dopo una notte insonne, tranne che per Sara, che cinque-sei ore se l’è fatte…) ci ha permesso di utilizzare le ore fino alle 14 (quando ci hanno consegnato la camera) per vedere la città vecchia approfittando del fresco mattutino (già finito però alle 10,30…). Girare per la città vecchia con il passeggino non è affatto comodo e i lavori di ristrutturazione di molti immobili intorno alla piazza della Cattedrale ci hanno impedito di arrivare fino alla chiesa più importante dellisola, ma abbiamo fatto tutto il giro delle mura e percorso molte delle viuzze interne.

Tutto è ancora ben tenuto e vale la pena spendere 4-5 ore per vedere questo patrimonio storico tutelato anche dall’Unesco: la vista dall’alto è bellissima, le testimonianze artistiche non sono tantissime ma eccellenti e l’atmosfera è coinvolgente. Ma con il passeggino…. pant pant…..

Nelle ore di parcheggio pagate (2 euro per due ore. Secondo una strana procedura se metti più di due euro non puoi stare comunque più di due ore ma hai diritto ad un rimborso andando all’ufficio della società municipale che gestisce i parcheggi in strada. Siccome le istruzioni sono in catalano e in castigliano io ho capito tutto tranne la parte del rimborso e ho fiondato 3 euro nel parchimetro; mi si è avvicinata una donna responsabile del controllo, ci siamo spiegati in italo-inglese-spagnolo e lei, telefonando all’ufficio, mi ha consentito di tenere l’auto parcheggiata tre ore. Disponibilità stupefacente, grande signora!!).

Una volta ridiscesi dalla Ciutad Vella ci siamo messi alla ricerca di un locale per mangiare ma il nostro “fuso orario” da insonni ci ha fatto venire fame a mezzogiorno, orario in cui il “fuso orario” di chi visita Ibiza coincide con la parte finale del fase REM del sonno. Quindi tutto (o quasi) chiuso e ricerca che ci ha almeno permesso anche di vedere alcune strade della città nuova e di Sa Penya, il vecchio quartiere dei pescatori.

Alla fine ci siamo concessi il primo pranzo ibizenco all’Hostal Parque, bel bar in Plaza del Parque, con vista sulle mura: 23,5 euro per un’insalata pomodoro e cipolla, un panino con frittata, una frittata al formaggio, due acque piccole, un succo d’arancia e una coca zero in lattina).

Nel pomeriggio, arrivati all’albergo, Morfeo ci ha fatto da guida fino all’ora di cena, facendoci scoprire la comodità dei letti del Sirenis Playa Dorada e l’utilità dell’aria condizionata in camera.

Il dopo cena (ancora con un po’ di sonno da smaltire) si è limitato ad un’oretta di visita alla vicina Santa Eularia, dove il mercatino del mercoledì sulle piccole ramblas stava già avviandosi a chiusura (chiude alle 22): le due vie dello struscio e dei locali, una prima visita al negozio del Pacha, il primo dei tre paia di scarpe comprato da Ketty e via a nanna…

1 agosto

Per iniziare sul sicuro l’esperienza “marina” a Ibiza la scelta è caduta su Cala Martina, sia perché nella precedente esperienza era stata una delle più rilassanti e pulite sia perché, essendo mercoledì, sarebbe stata un ottimo punto di partenza per raggiungere nel pomeriggio il mercatino hippy di Es Canar. Siamo arrivati alla Cala dopo una lunga e ritemprante dormita e un’abbondante colazione: verso le 9,30 abbiamo parcheggiato praticamente a ridosso della spiaggia, sul lato verso Es Canar. Ovviamente a parte i vicini campeggiatori, alle prese col risveglio, cinque-sei hippy (più punkabbestia in realtà…) che hanno dato tutta l’impressione di aver appena trascorso la notte tutti insieme (cane sporco compreso) all’interno della loro vecchia station wagon attrezzata con materassi e strani soppalchi, un giovane che stava portando a giro il cane per i bisognini e che si è ben guardato dal togliere la cacca dalla strada e due bagnini non c’era nessuno. Avremmo potuto scegliere qualsiasi ombrellone in un raggio di cento metri ma non l’abbiamo fatto, perché abbiamo trovato Cala Martina con l’acqua piena di alghe e in alcuni punti con l’acqua chiazzata di olio, pesante dazio da pagare al noleggio di motoscafi, acquascooter e barchette varie aperto in uno degli angoli della spiaggia.

Peccato, perché l’odore di olio al mattino (ma anche alla sera) non è certo quello che ti aspetti in una caletta ibizenca. Così abbiamo ripiegato su Cala Pada, duecento metri più verso Santa Eularia: spiaggia ampia, ben tenuta grazie alla vicinanza con il Cala Pada Club, frequentata quasi esclusivamente da famiglie del nord Europa e ottimamente attrezzata, anche per mangiare (ma occhio ai prezzi).

Si può scegliere di stare sull’erba nella parte di pineta fuori dal club, sulla spiaggia libera senza ombrelloni e lettini, sulla spiaggia attrezzata con i soli lettini (sotto i pini) o con i lettini, proprio in riva al mare. Noi abbiamo scelta questa opzione, scoprendo che a Ibiza i prezzi degli affitti sono a “pezzo” (ombrellone e sdraio) e variano di posto in posto ma il massimo consentito è 8 euro a pezzo. A Cala Pada costano 4 euro l’uno, così con ombrellone e due lettini abbiamo pagato 12 euro per tutta la giornata.

Dopo aver pagato 2,2 euro (!!!) una bottiglietta d’acqua al bar-ristorante (evitare!!!) più vicino alla pineta del club  e aver comprato (nel bazar che si incontra arrivando a piedi dopo aver parcheggiato l’auto (prezzi bassi, acqua e bibite comprese) un canottino giallo che si è rivelato un fedele amico di Sara per tutta la vacanza ci siamo goduti il caldo e l’acqua pulita rimanendo in spiaggia fino alle 17, ma solo perché ci aspettava il mercatino hippy. Per pranzo abbiamo optato per “Toni”, locale a metà tra il ristorante e il chiringuito, il più centrale tra i tre a ridosso della spiaggia: con 22 euro abbiamo mangiato e bevuto in tre tra panini, insalate e frittate.

Al mercatino hippy siamo arrivati attraversando Es Canar, raggiungendo e oltrepassando il villaggio di Punta Arabi in cerca di un parcheggio non a pagamento e finendo esattamente alla strada di accesso a Cala Martina, dove abbiamo ritrovato la station wagon dei punkabbestia ancora più sporca, se possibile, di otto ore prima! Tutti i posti a bordo strada erano occupati e così, vista l’ora e sapendo che il mercatino alle 18 chiude i battenti (in realtà non è così perché ben dopo le 18 c’era ancora pieno di gente), abbiamo deciso di parcheggiare a pagamento nelle pinete che, una volta alla settimana, si trasformano in parcheggi con posteggiatore e (meno male…) regolare ricevuta iva inclusa. 3,5 euro per tutta la giornata e se arrivi alle 17 invece che alle 10 del mattino al biondo e vagamente hippy parcheggiatore pare non importare nulla.

L’hippy market è un grande contenitore di abbigliamento, oggettistica, bigiotteria e ciarpame vario dallo stile hippy doc a quello trash made in China. Le viuzze di una parte del club Punta Arabi (http://www.clubpuntaarabi.com/it/gallery/hippy-market), invase da centinaia e centinaia di persone, riservano anche qualche bancarella interessante, soprattutto di abbigliamento, ma troppo spesso quello che viene venduto ad uno stand si ritrova identico in un altro a 100 metri: troppo per pensare a oggetti originali e artigianali. E ogni tanto, soprattutto nei punti meno centrali del mercatino, arrivano ad altezza d’uomo e di bambino odori di sigarette in cui il tabacco fa da accompagnatore ad altri tipi di erba…

In ogni caso è un’esperienza assolutamente da fare e, con calma e nelle ore più fresche, si può davvero trovare qualcosa che vale la pena comprare.

Abbiamo chiuso la prima giornata piena a Ibiza con una passeggiata a Cala Llonga, propedeutica ad un’altra notte ritemprante.

2 agosto

Siccome la memoria a volte fa brutti scherzi o ti fa fare le cose con leggerezza abbiamo iniziato la giornata sbagliando strada. L’obiettivo era Cala Codolar: da Cala Llonga a Ibiza, poi la PM 803 verso San Josep, come previsto. Traffico tranquillo e nessun problema ma, all’altezza della Cova Santa il cartello per “Es Codolar” e “Es Jondal” ci ha tratti in inganno: abbiamo svoltato a sinistra infilandoci nelle stradine collinari che scendono verso il mare, che però è quello appunto della Platja des Codolar, minuscola e insignificante località a pochi passi dall’aeroporto. Credo che in pochi vadano fare il bagno da quelle parti… Il girotondo intorno alla collina che costeggia l’aeroporto ci è costato una mezzoretta di viaggio in più e quando siamo arrivati a Cala Codolar, passando dalla strada giusta (attraversamento di San Josep, scollinamento verso Sant’Agustì e svolta a sinistra al cartello per Cala Tarida e Cala Codolar) erano le 11 passate. La spiaggia è in fondo a una lunga discesa sterrata difficile da fare in scooter e un po’ impegnativa e stretta per l’auto, ma vale la pena arrivarci.

Su una delle colline che sovrastano la spiaggia è stato costruito un resort (l’Elixir) con accesso diretto al mare tramite scale e due ville a strapiombo sulla scogliera invitano a lasciarsi andare all’invidia. La spiaggia non è grande ma volendo c’è tutto lo spazio libero per stendersi con il proprio asciugamano a ridosso delle due scogliere o su un piccolo molo. Per chi vuole ci sono ombrello e lettini (qui il prezzo lievita a 6 euro a pezzo, nel 2004 erano a 3,5 euro). Scelta obbligata per il pranzo: c’è un solo, piccolo chiringuito che però propone panini semplici ma saporitissimi. E soprattutto fa affari d’oro con l’acqua: ne abbiamo consumata tantissima a 1,4 euro a bottiglia (0,5 litri). Mare calmo, acqua limpida, possibilità di nuotare tra gli scogli con maschera e boccaglio e numero di bagnanti contenuto. Unica pecca la mancanza di docce: chi non sopporta il sale sulla pelle si doti di acqua (si spiegano anche così le stagnette da 5 litri ad un euro nei supermercati dell’isola).

Il ritorno verso Cala Longa è stato dedicato alla costa orientale: una tappa a Cala d’Hort (con il traffico come sempre congestionato intorno alla piccola rotonda vicina alla spiaggia, che si trova in fondo ad una ripida discesa che mette a repentaglio freni e frizione di chi deve partire in salita dopo aver faticato a scambiarsi con chi scende verso il mare) per dare un’occhiata da vicino a Es Vedrà, e un passaggio lungo la strada a picco sul mare che collega le varie meravigliose ville di Es Cubells (riecco l’invidia…).

3 agosto

In vista della serata a Ibiza ci siamo concessi mattina e pomeriggio di relax senza allontanarsi da Cala Llonga. Così al mattino abbiamo sceso le scale che dall’albergo portano alla spiaggia prendendo ombrellone  e lettini (4 euro l’uno) e rimanendo per le calde ore che hanno preceduto il pranzo tra l’ombrellone e il mare, meno pulito di come sembrava dall’alto: in realtà l’acqua è limpida, soprattutto al mattino, ma le tante persone a fare il bagno, il via vai dei traghetti al piccolo molo e qualche alga la rendono meno “appetitosa” di quanto meriterebbe, anche perché basta allontanarsi trenta metri dalla riva e sembra di essere in piscina. Dopo il pranzo (chi è al Sirenis e sceglie il pasto del giorno anziché la cena deve andare all’Imperial, l’unico dei due complessi che ha la cucina aperta di giorno) ancora qualche vano tentativo di far toccare la sabbia alla Sara (ha preso tutto dal babbo, che faceva lo stesso da piccolissimo!) e poi a cambiarci per Ibiza by night.

Per arrivare in tempo al Baluardo di Sant Pere per l’esibizione di balli tipici ibizenchi (ogni venerdì di luglio e agosto alle 21,30) siamo partiti alle 18, in modo da avere la possibilità di cenare con calma. In realtà non siamo riusciti a vedere il ballo, perché a Sant Pere alle 21 non c’era niente di niente: solo un impianto luci che sembrava predisposto per spettacoli ma niente musica, niente balli, niente folla. Eppure l’informazione l’avevamo presa dal sito ufficiale del turismo di Ibiza (http://www.ibiza.travel/it/index.php). In ogni caso non sono mancate le cose da fare, a iniziare da un po’ di shopping nelle vie intorno al porto, di Sa Penya e della parte bassa della città vecchia prima di cenare alla pizzeria Don Peppo, in una viuzza (calle Antoni Marì Ribas) sotto un porticato di bouganville  (http://itphoto500x500.mnstatic.com/pizzeria-don-peppo_5717301.jpg) e in piena movida da after hour: due pizze (buone, da superare molte pizzerie italiane) e un’insalata di jamon serrano più le bevute 42 euro. Nell’oretta che abbiamo passato al tavolo abbiamo visto una troupe con cinepresa per immortalare due giovani (lui belloccio, lei anche e appena ventenne e “minigonnata”) prima a passeggio, poi abbracciati e poi intenti a baciarsi (pubblicità? Videoclip musicale? Video hard? Bohhhh); la prima drag queen in procinto di iniziare la notte da promoter dei locali e altri personaggi divertenti che ti aspetti di trovare a Ibiza dal tramonto in poi.

Il resto della serata, fino al “crollo” della Sara a mezzanotte, è trascorso tra i mercatini del lungomare al porto, tra le viuzze dei locali e dei negozi, compresa la sempre “curiosa” calle da la virgen, gli inviti dei camerieri a entrare in questo o in quel disco-pub, con l’assicurazione che avremmo trovato da bere anche il latte per Sara, e una carrellata di bellissimi yacht al porto turistico.

Mentre risalivamo in auto la vita notturna di Ibiza stava prendendo corpo, con i primi colorati gruppi di promoter dei locali pronti a iniziare il giro colorato, poco vestito e rumoroso tra i giovani arrivati in città per decidere in quale discoteca passare le sei ore successive.

4 agosto

Ancora una giornata a Cala Llonga, stavolta in vista della visita a Sant Antoni per assistere al famoso tramonto nella zona del Cafè del Mar. Niente spiaggia ma, una volta tanto (perché ha poco senso fare così se sei su un’isola col mare bellissimo), piscina, per grandi e per piccini, con la Sara che si è divertita tantissimo a sperimentare nuovi giochi e nuove evoluzioni.

Da Cala Llonga a Sant’Antoni il viaggio è più lungo a vedersi sulla cartina che a farsi: in meno di mezzora, grazie alla strada che collega Eivissa a San Antoni (la C-731) siamo arrivati all’altro capo dell’isola, lambendo l’Amnesia e il Privilege e vedendo pian piano apparire all’orizzonte l’urbanizzazione di Sant Antoni, con una mongolfiera pubblicitaria (del Pacha) a indicare il fulcro del divertimento (la zona del Paradis e dell’Eden).

Siamo arrivati al Cafè del Mar molto presto (verso le 18) eppure sia lì che al Mambo il rumore della musica (dj-set del sabato per l’after hour) e l’odore di alcool erano già alti. Tantissimi giovani sul marciapiede (gli/le eleganti a ballare, gli/le “da spiaggia” a bere) e le tribune in legno montate al margine degli scogli ancora vuote. Così ne abbiamo approfittato per fare una bella passeggiata sul lungomare realizzato di recente (nel 2004 non c’era…) per collegare la zona dei due locali (il Cafè del Mar ha da poco aperto anche un grande negozio col proprio marchio proprio alle spalle del locale) alla Cala des Moro: cinque minuti a piedi che però sono sufficiente a godere il panorama e a passare dal frastuono alla tranquillità di una piccola baia dove sono stati aperti bellissimi resort e dove resistono anche piccoli bar a due metri dal mare. E la vista sul tramonto non è certo peggiore di quella del Cafè del Mar (http://static.flickr.com/25/51579197_d6bc28a1c6.jpg).

Per questo abbiamo deciso di fermarci a mangiare lì in attesa del tramonto, arrivato poco prima delle 21: abbiamo scelto il Kanya (http://www.kanyabeachapartments.com/bar) bel locale con una piccola piscina sul balcone che guarda il mare, tavolini apparecchiati con gusto e un menù del giorno vario e economico. 41,50 euro per una pizza (ottima), una schiacciata, un’insalata, lasagne, prosciutto, due acque da 0,33 cl e una Coca Zero in lattina. Mentre le 21,30 si avvicinavano abbiamo lasciato il Kanya alle prime orde di ragazzine inglesi in fibrillazione per il “Saturday Night” di Ibiza e orgogliose ed eccitate per il braccialettino al polso che dava loro accesso alla sala superiore del Kanya, quella chiusa, che da lì a pochi minuti sarebbe diventata una sorta di discoteca un po’ chic.

Siamo tornati verso il centro di Sant Antoni ripassando dal Cafè del Mar e in pochi minuti siamo arrivati nel dedalo di stradine che si dipana dal Paseo de Fonts, con le sue fontane colorate che tanto sono piaciute a Sara. Locali con ragazzi già mezzi ubriachi, negozi colorati, pub, bar, ristoranti e gelaterie piene: qui la crisi non è arrivata, o almeno si è nascosta bene.

Dopo aver girato tutte le stradine dello shopping e del divertimento, aver visto decine di ragazze con il corpo pitturato da animale secondo la moda del momento (il body painting), aver guardato sciamare frotte di giovani inglesi da un lato all’altro della piazza abbiamo chiuso con una bevuta e un gelato al Com a Casa, caffetteria ad un passo dalle fontane (buona anche se un po’ troppo dolce la granita).

5 agosto

Il tempo in vacanza passa inesorabilmente veloce ed in un attimo è arrivata anche la domenica, che per Ibiza significa anche l’arrivo sulle spiagge dei tanti ibizenchi che non lavorano nel weekend. Per questo sarebbe meglio evitare le spiagge di grande richiamo e concentrarsi su calette meno facili da raggiungere e più isolate. Cosa che noi ovviamente non abbiamo fatto, scegliendo di trascorrere la giornata a Cala Benirras, ovvero là dove ogni domenica si tiene la tuttora non autorizzata ma tollerata e controllata “Fiesta de los tambores”, rimasuglio della cultura hippy che proprio su quella spiaggia si è sviluppata a suon di canzoni e cannoni in riva al mare nelle ore del tramonto.

Fino alle 17 Cala Benirras è semplicemente una delle spiagge più caratteristiche e belle dell’isola per mare e scenario, anche se il chiringuito scalcinato ma delizioso a ridosso della scogliera è chiuso e a fare affari sono i ristoranti più moderni all’altro capo della spiaggia: docce fresche e funzionanti, famiglie di Ibiza mescolate ai turisti, ombrelloni (5 euro a pezzo) tutti occupati a mezzogiorno e gruppi di ragazzi che stendono il proprio asciugamano anche tra ombrellone e ombrellone, rendendo il tutto un immenso carnaio dove però nessuno disturba nessuno. Mare pieno di gente, noleggio pattini e yacht al largo a godersi la vista del dito di roccia che spunta dall’acqua: lo spazio balneabile è assicurato da una serie di boe e in acqua centinaia di pesciolini a punzecchiarti la pelle.

Un gran bel caos, divertente e non stancante, con ragazze che vendono copricostume e prendisole a 15 euro indossandoli come modelle improvvisate grazie anche a fisici adatti, ragazzi muscolosi e abbronzati che, dalle 16, passano tra gli ombrelloni a vendere paste al cioccolato o al miele appena sfornate o birre ghiacciate, bambini che giocano senza pericoli e nudisti costretti a rifugiarsi nell’angolo di destra, dopo le rimesse delle barche, per prendere il sole come mamma li/le ha fatti/e.

Noi, arrivati verso le 11, abbiamo trascorso la giornata ignari di quanto stesse accadendo a poche centinaia di metri, ovvero al di là del parcheggio, già pieno alle 11, tanto che noi abbiamo lasciato l’auto lungo la strada: dopo pranzo (tre grandi e molto farciti panini e due acque, 18 euro, al bar di mezzo dei tre sul lato destro della cala) infatti abbiamo notato il progressivo riempimento di ogni spazio sul bagnasciuga e dietro le nostre spalle ma non ci abbiamo dato peso, pensando ad una domenica festiva per tante persone. In realtà era l’antipasto della Fiesta, per la quale, dalle 18 in poi, arrivano a Cala Benirras molte più persone di quante ne siamo arrivate prima per godersi la spiaggia (http://i1.ytimg.com/vi/4MO5KRUpHyM/hqdefault.jpg).

Alle 17,30 i primi tamburi sono entrati in azione: un gruppo di ragazze ha iniziato a suonare richiamando un bel capannello di persone, aumentato via via durante i dieci minuti di esibizione. Viste le ormai sei ore di mare abbiamo deciso di riprendere asciugamani, borse e giocattoli e di tornare verso l’albergo.

Arrivati all’auto abbiamo trovato l’inimmaginabile. Per regolamentare l’afflusso verso la spiaggia in vista della Fiesta, che di fatto inizia poche ore prima del tramonto e va avanti fino alla notte, la Polizia aveva piazzato una transenna dieci metri davanti alla nostra macchina, rientrata appunto per pochi metri tra le “fortunate” richiuse nell’area della cala, e stava filtrando gli accessi ai soli (pochissimi) residenti e lavoratori dei ristoranti, obbligando tutti gli altri a parcheggiare lungo la strada in direzione San Joan, quella da cui eravamo arrivati la mattina. Dalla strada, in discesa, stavano sciamando centinaia di persone a piedi con borse termiche, zaini, chitarre e asciugamani: chilometri e chilometri di auto parcheggiate ad occupare la corsia di destra della strada, rendendo impossibile lo scambio con chi aveva deciso di lasciare la spiaggia. Così la polizia aveva tre compiti: multare i tanti in sosta palesemente vietate e dannosa per la circolazione, obbligare chi arrivava da San Joan a parcheggiare nel primo posto libero a disposizione e infine deviare il traffico di chi, come noi, voleva lasciare la spiaggia verso Port de Sant Miquel, mandandoci in una stradina in salita sulla destra uscendo dai parcheggi, già comunque presa d’assalto per improvvisati parcheggi da alcuni automobilisti, ovviamente multati.

In pratica un enorme senso unico sulla strada ad anello che iniziava all’incrocio tra la via San Joan-San Miguel e la Carrettera de Benirras e terminava a Sant Miquel de Balansat. Lasciare Cala Benirras non è stato semplice ma la deviazione ci ha portato su una collina che domina la cala con una vista meravigliosa e ci ha fatto percorrere una bella strada alberata fino alla discesa al livello del mare a Port San Miquel, una tranquilla località balneare molto piccola che altrimenti non avremmo mai visto. Una volta arrivati a Sant Miquel de Balansat abbiamo preso la strada senza quasi una curva che da lì porta a Ibiza lambendo, tra l’altro, Santa Gertrudis: una via larga, scorrevole e tenuta benissimo. In mezzora (Port de San Miquel – Cala Lllonga) siamo arrivati in albergo.

6 agosto

Ultimo giorno pieno a Ibiza, altra splendida giornata di sole e altro coast to coast per raggiungere una delle spiagge più grandi e organizzate dell’isola (senza contare quelle di Ibiza città e limitrofe): Cala Bassa. Già affollata  conosciuta otto anni fa adesso è quasi (anche senza quasi…) un beach-club unico che inizia dal parcheggio (4 euro con talloncino per un drink gratis al bar) e finisce dalla parte opposta della lunga spiaggia. Tutto è all’insegna del bianco, dell’eleganza e del divertimento di classe, con poche concessioni al “popolare”; ma l’effetto chic non pesa più di tanto perché c’è spazio per tutti.

Dal parcheggio parte la stradina, un po’ disagevole col passeggino (e quando hai una bambina che non vuol mettere i piedi sulla sabbia…), che finisce sulla spiaggia in punti diversi: chi l’abbandona subito arriva di fronte allo spazio sportivo col noleggio acquascooter ecc. ecc., chi la segue per intero fa più di mezzo chilometro passando sul terrapieno che costeggia la spiaggia e che ospita i vari locali del Cala Bassa Beach Club. Si inizia con un bar dove si può solo bere, si prosegue con divani bianchi e zone massaggi, ragazze-immagine in bikini che regalano gadget se bevi una certa birra, un ristorante dove non esistono prezzi a una cifra, la zona boutique, quella dei bagni e delle docce (poche per una spiaggia così grande) e si arriva finalmente all’unico posto dove si riesce a mangiare e bere a prezzi normali, un self-service dove tre persone organizzatissime riescono a smaltire in pochi minuti le lunghe file che si creano per le tante persone spaventate dai prezzi trovati negli altri locali.

Vassoio in mano, ordinazione, ritiro cibo (ampia scelta, in stile fast food) e bibite: il problema, per chi come noi è dalla parte opposta della spiaggia, è farsi tutta la strada a ritroso col vassoio in mano. Meglio mangiare ai tavoli vicini al bar, dai quali peraltro si gode una bella vista sugli scogli e sull’attracco delle barche che collegano la cala alle altre località dell’isola. Con 20,5 euro abbiamo preso tre panini, acque e patate fritte, tutto molto abbondante. Nel pomeriggio siamo tornati anche a prendere il gelato.

I prezzi di ombrelloni e lettini sono in linea con quelli dei locali e viene applicata la tariffa massima prevista dal Dipartimento Turistico dell’isola e dai vari comuni: 8 euro a pezzo!

Frequentatori: di ogni tipo, ma ragazzi e ragazze sono in media di una spanna più “affisicati” che nelle altre spiagge. Nonostante il pienone non c’è rumore ed ognuno ha il proprio spazio per prendere il sole, giocare a racchettoni o… vendere abitini prendisole a 15 euro con dimostrazione live di come questi indumenti possano essere indossati in cinque-sei modi diversi. La ragazza, anche lei “affisicata” e dai modi gentili e simpatici, fa la dimostrazione due volte ma nessuno di avvicina. Quando il sorriso sembra svanire dalla sua faccia si avvicina Ketty per provare l’abitino e comprarne uno (che diventeranno due nel giro di cinque minuti…): da lì in poi si forma un capannello di ragazze e donne e in mezzora vanno via decine di abiti!

Niente da dire sul mare, perché per la prima volta nessuno di noi ha fatto il bagno: un po’ per la comodità dei lettini e le tante cose da vedere sulla spiaggia, un po’ per i sonnellini prolungati di Sara, un po’ per le due persone uscite dal mare con chiari segni di arrossamenti da medusa.

Cala Bassa merita un’intera giornata e alle 18 eravamo ancora lì a godersi il relax: prima di andare via c’è stato anche il tempo per dare un’occhiata al lato destro della scogliera, dal quale provenivano urla e risate. Risalita la parte rocciosa (mettetevi ciabatte o sandali…) si apre una piccola insenatura rotonda dove l’acqua è profonda e dove i più temerari si tuffano, stando poi attenti a non finire sugli scogli trasportati dalle onde. In tanti si divertono, qualcuno esce dall’acqua con taglietti sanguinanti a ginocchia, gomiti e mani…

7 agosto

La fiesta è finita. Ma non del tutto. Ci resta una mezza giornata di piscina e relax prima di riconsegnare l’auto (alle 20) e andare all’aeroporto. Ovviamente restiamo a Cala Llonga, nella piscina dell’hotel, e pranziamo al ristorante del Mar sulla spiaggia, vicino all’albergo: 25,2 euro per un bel po’ di roba tra panini, omelette e insalate.

Grazie alla camera di cortesia fornita dall’albergo abbiamo avuto mezzora per fare un doccia, cambiarci e cambiare Sara prima di partire per l’aeroporto. La riconsegna dell’auto è stata veloce e le temute “pulizie extra”, descritte con rabbia da qualche utente della Goldcar nei vari forum di viaggio (“40 euro per un po’ di sabbia nel bagagliaio” ecc. ecc.), non ci hanno riguardato, anche se effettivamente a forza di riporre il passeggino nel bagagliaio un po’ di sabbia e qualche segno di ruota l’abbiamo lasciato.

Quando l’aereo si stacca dalla pista ci godiamo l’ultimo tramonto rosa e salutiamo Ibiza, affidando il ricordo di questa ottima vacanza a queste (tante) righe e alle centinaia di foto che abbiamo scattato, con Sara ovviamente soggetto principale.