Madrid (14-18 agosto 2005)

Dalla Francia alla Spagna ancora con Easy Jet da Orly a Madrid Barajas.
Volo in orario (14.10 – 16.40) ma con i minuti precedenti l’atterraggio un po’ movimentati a causa di piccoli vuoti d’aria. La bella giornata ci ha fatto scoprire i contorni della Spagna già al passaggio sui Paesi Baschi e vedere nitidamente quello che di solito si vede solo sulle cartine e sugli atlanti è sempre suggestivo. Dal finestrino abbiamo visto “arrivare” Madrid in lontananza e, anche se si percepiva il caldo che ci attendeva dopo il fresco parigino, non vedevamo l’ora di mettere piede a terra per iniziare la nostra vacanza madrilena.Madrid è stata una città dalle continue scoperte, tutte o quasi positive. L’aeroporto è enorme e la camminata dal terminal alla metropolitana è stata molto lunga. Abbiamo fatto il Metrobus, carnet da dieci viaggi integrati bus e metro (5,80 a testa) siamo saliti sulla metro, nuovissima, moderna, con schermi piatti che proiettano pubblicità e informazioni, e ci siamo diretti verso l’hotel prenotato, alla fermata Colombia (tre fermate da Barajas aeropuerto).
Hotel
Tramite il solito www.bookings.it abbiamo prenotato all’NH La Habana, una delle strutture della catena NH, presente in città con almeno altri sei hotel ma diffusa in tutta la Spagna. L’hotel è al numero 73 del paseo de la Habana, nella zona nord-est della città, quella con i quartieri residenziali, il Bernabeu e la parte iniziale del paseo de la Castellana. La fermata Colombia (linee 8 e 9) è a 300 metri, davanti passa il bus che porta fino in Plaza de Cibeles.
E’ un 4 stelle che in alta stagione costerebbe 170 euro a notte in matrimoniale standard: con l’offerta bookings e la bassa stagione ce la siamo cavata con 46,73 euro a notte. In totale, tasse locali comprese 200 euro per quattro notti (100 euro a testa) in una camera grande, con aria condizionata, telefono anche nel bagno tutto in marmo, playstation, tv satellitare, frigo, insonorizzazione, cassetta di sicurezza… Un affarone. Ovviamente è andato tutto bene e ci torneremmo a occhi chiusi.
Pro: comodità, modernità, silenzio, camera e bagno enormi, letto comodo ecc. ecc.
Contro: a voler essere pignoli… è asettico, ovvero non è tipico del luogo e quando sei in camera potresti essere a Madrid come a Parigi o Forlimpopoli. Ma non vediamo il problema…

Spostamenti
Il servizio bus e metro è capillare e ben organizzato. La metro funziona dalle 6 all’1.30 e raggiunge in tempi brevi ogni parte della città: visto che le cose da visitare sono in un’area ristretta abbiamo utilizzato metro e bus soprattutto per il tragitto hotel-centro-hotel. All’inizio abbiamo comprato il Metrobus da dieci viaggi che però non è bastato fino alla fine del soggiorno. Così abbiamo aggiunto un abbonamento turistico da un giorno (3,50 euro a testa) per tutto il 17 agosto. In più, causa dolore alle ginocchia di Anna, abbiamo utilizzato anche il Bus Turistico panoramico non solo per vedere la città ma anche per gli spostamenti occasionali, tanto si può pagare la tariffa per due giorni (17 euro a testa) e montare e scendere a piacimento, giorno e sera (a noi comodava soprattutto perché avevamo la fermata vicino all’hotel, e cioè davanti al Bernabeu).

Mangiare
Madrid è meno cara di Parigi ma non per questo economica. Chi sa dove andare e quando andarci però può mangiare tanto e bene spendendo il giusto e per questo noi ci eravamo documentati su Internet, anche se poi ci siamo affidati all’istinto in alcune occasioni, un po’ per scelta e un po’ perché i consigli trovati in rete non sembravano così azzeccati.

Pranzo
Siamo arrivati a Madrid di pomeriggio con “abitudini” parigine. Così, dovendo aspettare almeno le 22 per cenare, ci siamo rifugiati nel Mc Donald’s all’angolo tra calle Montera e la Gran Via per una merenda. Nei giorni seguenti tutti i nostri pranzi sono stati “targati” o Mc Donald’s o Pans and Company, sia per comodità che per non perdere troppo tempo in ristoranti affollati e magari senza aria condizionata.

Cena
Il 14 abbiamo seguito, fortunatamente, i consigli trovati su Internet e siamo andati da Platero, in calle Espoz y Mina, a due passi da plaza Mayor. Il locale è piccolo (una trentina di coperti) ed è mandato avanti dal proprietario Ramón che prende le ordinazioni, porta in tavola, intrattiene i clienti con modi incredibilmente gentili ed educati e in più aiuta la moglie e i figli in cucina a farcire le portate. E’ una specie di fantasma che appare e scompare a velocità incredibile e nonostante questo, dopo ogni portata, si ferma a chiedere se va tutto bene, da dove veniamo, come ci troviamo a Madrid… Ci sono vari menù a prezzo fisso con molti piatti tipici ma si può anche combinare piatti di menù diversi. Le cose belle sono il prezzo (9 euro a testa per un primo o un secondo, l’acqua e un dolce) e la qualità, ottima.
Il 15 abbiamo cenato alla festa della Virgen de la Paloma in uno dei tanti stand all’aperto in mezzo alla folla. 16 euro in due per due fette enormi di pane unto con sopra pomodoro e prosciutto crudo tagliato spesso (iberico), mezzo pollo arrosto con patatine fritte e due bottiglie d’acqua da mezzo litro. Tutto più che abbondante e sufficiente. Anche perchè per finire abbiamo aggiunto un euro per un churro al cioccolato!
Il 16, nel quartiere Chueca, abbiamo scelto, dopo un lungo peregrinare per le vie semideserte, il KolaBora (calle Libertad 23), ristorante-pizzeria nuovo, con arredamento moderno e essenziale e che ha per slogan “pizzas+pastas+ensaladas”. Buona la pasta (una specie di lasagna molto calda e farcita) e buona anche la pizza. Servizio cordiale e veloce (i proprietari sono giovani) e prezzo più che accettabile (21,60 euro in due, comprese le bevute).
Ultima cena madrilena al El Zagal (calle Trujillos 7), un locale che i consigli Internet descrivevano come molto tipico. In realtà è un ristorante dall’esterno anonimo e dagli interni da pizzeria di paese anni ’80, comunque puliti e ampi. Dentro tutti maschi (Anna l’unica donna) e un clima da circolo Arci. Ormai eravamo entrati e ci siamo seduti: meno male!! El Zagal si è rivelato uno tra i migliori di tutta l’estate con portate abbondantissime, ben cucinate e dal sapore molto intenso. Il consiglio è per i calamari fritti e le crocchette di carne: una delizia. Abbiamo mangiato benissimo con 10,50 euro a testa compresi il caffè e la mancia ed abbiamo capito che tutti quegli uomini erano madrileni che, conoscendo le qualità del locale, ci vanno a cena regolarmente.

Cosa vedere

1’ giorno
Essendo arrivati di pomeriggio, la nostra prima giornata madrilena l’abbiamo passata a girovagare per prendere confidenza con la città. Così abbiamo deciso di prendere l’autobus e di farci tutto il paseo de la Castellana, arrivando fino in plaza de Cibeles. La piazza ci affascina subito per diversi motivi… l’acqua della fontana che sgorga alta nel caldo torrido di metà agosto, il palazzo delle poste tirato a lucido che domina la visuale, la salita verso il centro della città…
Gran vía: il primo obiettivo è proprio questo pazzo viale, che tanto è cambiato nel corso degli anni. Prima era tutto un fiorire di sexy shop e sale giochi, adesso invece ha riacquistato quell’impronta signorile e elegante che sembrava avesse perso. I palazzi sono di bellezza notevole e valgono la lunga passeggiata. Inoltre ci sono bei negozi, anche di catene importanti (ma non di lusso), hotel famosi, catene di ristoranti, gelaterie, caffetterie… insomma, qualche sala giochi c’è ancora, ma è comunque divertente camminare e incontrare dei lustrascarpe all’uscita dei cinema oppure qualche vecchio madrileno che porta a spasso il cane! Dopo uno spuntino al Mc Donald’s per fermare la fame parigina ci dirigiamo alla scoperta di plaza Puerta del Sol.
Calle Montera: una volta avevo (Anna) fatto notare che questa via, a qualsiasi ora del giorno, era affollatissima di prostitute e brutti ceffi. In molti mi si erano scagliati contro ma, visto che non dico mai niente tanto per fare, ecco che il 14 agosto, in pieno pomeriggio, ci ritroviamo a passeggiare tra 26 prostitute (riconosciute, chissà se ce ne erano altre) che se ne stavano tranquille ad aspettare clienti in una stradina di poche decine di metri. Non che ci abbiano dato noia, ma alla faccia di chi diceva che non il fenomeno non esisteva!!!
Puerta del Sol: purtroppo la piazza è investita da tutta una serie di lavori che non risparmiano niente, dai palazzi alle statue. Il caos è notevole, e forse per questo di questa piazza, famosa per l’orso con il corbezzolo, il chilometro zero e il cartellone dello Tío Pepe, non ci piace quasi niente, tranne appunto l’insegna e la statua animale. Notiamo però un’edicola e ci affrettiamo ad acquistare la Guía del ocio, il vademecum che contiene tutte le informazioni sulla. Da Puerta del Sol ci dirigiamo verso il centro, diretti in plaza Mayor.
Plaza Mayor: per arrivare nella piazza partendo da Puerta del Sol si attraversano delle stradine in leggera salita strapiene, almeno quel giorno, di gente, soprattutto giovani. Le persone, madrileni come turisti, si accalcano nei negozietti, davanti alle vetrine, a prendere l’aperitivo gustando qualche tapas… Poi alla fine sbuchiamo in piazza e subito ci illumina la luce che emana. I palazzi sono ricoperti di pitture, i portici nascondono negozi di souvenir, bar e anche l’ufficio del turismo. Di gente ce n’è davvero tanta e l’atmosfera che si respira ci piace subito tantissimo. I ristoranti sono numerosi, ma non ci lasciamo indurre in tentazione e risaliamo verso Puerta del Sol per cenare da Platero (vedi “dove mangiare”). Questa piazza sarà il fulcro dei nostri giorni a Madrid.
La Latina: dopo cena decidiamo di tornare verso plaza Mayor e da qui di scendere verso La Latina, il quartiere in cui si stanno svolgendo le celebrazioni per la Virgen de la Paloma. Le strade, minuscole quanto luminose, sono affollatissime: in alcune zone i piccoli locali hanno allestito dei banconi all’aperto dove si servono alcolici a go-go e i ragazzi ballano grazie alla musica altissima (ovviamente ogni locale ha la sua!); in altre zone – in particolare in calle de Toledo – sono stati allestiti gli stand gastronomici (soprattutto carne e churros). Lasciamo la festa promettendo di tornare la sera successiva. Durante il rientro verso l’hotel ci accompagnano in metro dei simpatici suonatori, ben diversi dagli elementi che popolano i nostri mezzi pubblici.

2’ giorno
Dopo una sana colazione a metà mattina (non pensate di alzarvi alle 8 e di trovare qualche madrileno sveglio!) in un forno-pasticceria che abbiamo incontrato sulla strada per la metro, decidiamo di buttarci subito alla scoperta della “vera” Madrid.
Rastro (metro La Latina o Puerta de Toledo): la nostra prima tappa si rivela una delusione clamorosa. Avevamo letto un solo commento negativo contro molti positivi, ma quando siamo arrivati ci siamo dovuti rassegnare all’evidenza. Nessuna fatica a trovare abbigliamento, non sempre decente, ma praticamente identico a quello che si trova in un qualsiasi mercato europeo. Un po’ come il mercato delle pulci a Parigi, anche questo ci è apparso invaso dalla modernità, ma da una modernità che non appaga la vista. Forse l’unica parte un po’ più originale è quella iniziale, dove tre o quattro madrileni vendono cianfrusaglie e dischi vecchi nelle loro piccole e calde botteghe. Per quanto riguarda gli scippi… anche qui non abbiamo avuto nessun problema, ma stare attenti non guasta mai.
Atocha: delusi e già accaldati decidiamo di andare ad Atocha, sia per far rendere omaggio alle quasi duecento vittime degli attentati dell’11 marzo 2004, sia per sistemare la nostra prenotazione ferroviaria per Siviglia. Dopo aver preso i biglietti facciamo un giro e scattiamo qualche foto a questa straordinaria stazione. Da una parte le piante verdissime e le tartarughe che dormono tranquille, dall’altra la modernità più puntuale. Addirittura, per prendere i treni locali si utilizza un metodo stile metropolitana, cioè si inserisce il biglietto nella macchinetta che fa aprire la sbarra. E per i viaggi a lunga percorrenza, metal detector per tutti, più imbarco in modo ordinato…
Paseo del Prado: usciti dall’umida Atocha, già sfiancati dal caldo e dalla fame, decidiamo di fermarci per il pranzo e notiamo, tra l’altro, un ristorante che veniva citato in uno dei tanti racconti scovati su internet. Il commento era: da evitare assolutamente. Da qui passeggiamo lungo tutto il viale del Prado, caldo e con tante bancarelle per la Fiera del Libro.
MadridVision: arrivati davanti all’ingresso del Prado (dalla parte dell’hotel Ritz) il male al ginocchio di Anna ci ha convinti a fare i biglietti per l’autobus MadridVision. Un “due giorni” da 17 euro a testa che, in fin dei conti, vale la pena fare per chi ha poco tempo, voglia e forza per girare a piedi. Ci sono tre percorsi (verde, blu e rosso) che toccano la Madrid storica, quella moderna e quella artistica. Seduti all’aperto, con le cuffie con la spiegazione in italiano e la brezza in faccia, ci siamo visti e rivisti tutte le zone più importanti della città con calma e relax arrivando fino all’ora di rientrare in hotel.

3’ giorno
Santiago Bernabeu: freschi e riposati dopo una buona dormita ci siamo “dedicati” ad uno dei templi del calcio mondiale. Già alle 10 la fila per entrare al Bernabeu è lunga ma scorrevole e così dopo aver pagato un biglietto da 9 euro a testa entriamo per il tour guidato, scoprendo che guidato significa “da percorrere tramite cartelli-guida che ti portano da una parte all’altra dello stadio”. Sette le tappe (ma la seconda, la visita al palco d’onore, è impossibile a causa di lavori): si inizia con la salita in ascensore al terzo livello per la panoramica e poi si prosegue con la discesa a livello del campo (guai a toccare l’erba!), la visita alle panchine e agli spogliatoi (con una stanza con una vasca idromassaggio da otto posti e cabine doccia-massaggio ad ogni angolo), quella alla sala trofei (che scintillio e quanta storia…) e infine chiusura con il passaggio obbligato dal negozio ufficiale, dove tutto è targato Real Madrid. Consigliato anche a chi del calcio ha solo una passione superficiale.
Prado: dopo la storia calcistica quella artistica. Al Prado entrano gratis, tra gli altri, gli studenti europei con meno di 25 anni quindi Anna se lo gode a prezzo zero. E’ invece gratis per tutti la domenica, il 2 e il 18 maggio, il 12 ottobre e il 6 dicembre. Come con Orsay e Louvre anche in questo caso abbiamo scelto un tour veloce con sguardi più approfonditi solo per le opere più famose ma questo non ci ha impedito una sosta inferiore alle due ore tra Goya, Velasquez, Caravaggio, Rubens e El Greco.
Chueca: di questo quartiere avevamo letto talmente tante cose che alla fine ne siamo rimasti delusi. Quello che doveva essere il centro della movida madrilena, del divertimento e della trasgressione ci è sembrato in realtà un sonnacchioso e spento quartiere con una dichiarata e ben visibile presenza gay, con negozi a tema e coppie omosessuali in giro per strade e locali. Ma nel 2005 l’omosessualità non è certo trasgressione e quindi la Chueca, che forse abbiamo visitato troppo in fretta o troppo presto (ci siamo andati a cena verso le 22), non rimarrà certo nei nostri ricordi più vivi.

4’ giorno
Palacio Real: gratis per tutti i cittadini europei il mercoledì. Così arriviamo e troviamo una fila molto lunga (200 metri) sotto un sole torrido. L’ingresso viene aperto circa ogni mezzora per un centinaio di persone a volta. Per non perdere il posto decidiamo di alternarci: uno sta in fila mentre l’altro va a vedere la cattedrale dell’Almudena, che è di fronte al Palacio. Oppure uno sta in fila e l’altro all’ombra… Dopo un’ora e mezzo riusciamo a entrare e capiamo che l’attesa non è stata vana: il Palacio è imponente, ben tenuto e con un tour lungo e dettagliato. Ogni stanza vale una foto o una sosta, compresa l’Armeria Reale, nell’ala destra del Palacio. Un tuffo nella storia e nello sfarzo sempre sotto l’occhio vigile dei guardiani che, come ogni buon spagnolo, trasforma nella lingua madre anche le parole straniere. Così il “No flash” per le foto diventa “No Flasss”…
Cattedrale dell’Almudena: il luogo dove si sono sposati il principe Felipe e Letizia Ortiz è una chiesa enorme dai colori sgargianti. Niente di paragonabile alle grandi cattedrali europee o ai capolavori italiani ma la chiesa ha comunque un suo fascino.
Tempio di Debod: è stato donato dal governo egiziano a quello spagnolo e sorge su una collinetta a poche centinaia di metri dal Palacio Real e accanto a Plaza de Espana (per arrivare da questa piazza al tempio si deve attraversare un sottopasso nel quale trovano rifugio i barboni: con il caldo l’aria non è propriamente profumata…). E’ un piccolo tempio egizio con colonne circondate da vasche d’acqua e tanto verde, che si estende verso nord. Dalla vicina terrazza si gode un bel panorama sulla periferia della città e sullo stesso Palacio Real. Ideale per un po’ di riposo al fresco.
Vicente Calderón: lo stadio della seconda squadra di Madrid, l’Atletico, rispecchia i valori calcistici cittadini. Meno imponente del Bernabeu, in una zona meno nobile (lungo il Manzanares e vicino ad uno snodo della tangenziale) e senza tour organizzato. Però c’è il vantaggio di poter entrare gratis per scattare le foto di rito (si entra dal lato del fiume). Non male il negozio ufficiale, rinnovato di recente (è nel lato opposto al fiume).
Parco del Buen Retiro: per un pomeriggio di relax. Dopo tanto camminare ci siamo concessi la visita al parco principale della città per un gelato e per il noleggio della barca a remi nel laghetto (4,20 euro per 45 minuti). Il parco non è verde e coivolgente come quelli parigini ma regala comunque momenti di relax e romanticismo a poche decine di metri dal traffico e dai rumori.

Cosa comprare
A Madrid c’è di tutto e di più, soprattutto per chi come noi ha la passione per il materiale calcistico o le mucche. A parte il solito e ricchissimo Corte Inglés ci sono molti negozi di souvenir piccoli e nascosti o enormi e abbaglianti. Ovviamente più ci si allontana dal centro e meno si spende anche se i prezzi sono più bassi di quelli di Parigi.
Per il calcio: del Real si trova di tutto ovunque, anche nelle macellerie! Per cose più particolari ci sono i negozi di sport o “Football Shop”, quasi all’inizio della Gran Vía, sulla destra salendo: piccolo negozio con sciarpe, gagliardetti e poster di varie squadre spagnole e non. Per le mucche non c’è che l’imbarazzo della scelta: a Prato con noi è venuta una mucca di peluche vestita da ballerina di flamenco.

La curiosità
Nella moltitudine di popoli e persone che affolla Plaza Mayor ci siamo imbattuti in un cingalese di mezza età che, dopo aver finito di sgranocchiare un pezzo di cioccolata, ci ha attaccato un bottone parlando di mille cose in inglese. Simpatico ma si vedeva che aveva voglia di parlare con qualcuno: per fortuna ci siamo trovati d’accordo sulla questione anti-Cina. Forse dalla faccia aveva capito che siamo di Prato…