Agosto 2009 

Dopo due settimane di camminate, spostamenti e turismo “attivo” negli Stati Uniti ci siamo concessi sette-otto giorni di relax caraibico in Messico, nello Yucatan, meta abituale di sposini in viaggio di nozze e italiani in cerca di belle spiagge.

Viaggio – Lo ricorderemo sicuramente, perchè abbiamo rischiato di rimanere negli Usa in cerca di un aereo fantasma. Siamo arrivati all’aeroporto di Los Angeles in grande anticipo per restituire la fidata Chevrolet e arrivare al check-in dell’US Airways tra i primi. Quando non siamo riusciti a fare il check-in online, nonostante l’aiuto di una hostess sono iniziati i dubbi e, di fatto, ci siamo accorti che il Los Angeles-Cancun non era nella lista dei voli in partenza con quella compagnia.

Per farla breve... era stato “passato” alla Mexicana: altro terminal e altro check-in, a meno di un’ora dalla partenza del volo!

Ci siamo così meritati la medaglia d’oro del campionato statunitense della corsa con carrettino per bagagli raggiungendo il terminal della partenze della Mexicana, dove abbiamo trovato una fila così lunga da arrivare sul marciapiede esterno. Abbiamo fatto notare alla responsabile della compagnia il problema, dicendole che saremmo dovuti partire dopo 40 minuti. Come se avesse capito “400” e non “40” ci ha invitati a tornare in fila, all’esterno del terminal. Dopo cinque minuti ho mandato Ketty a dirle la stessa cosa, ma con identico risultato. A 25 minuti dalla partenza, quando mi vedevo già impegnato a telefonare all’agenzia di viaggio per avvisare il villaggio messicano che saremmo arrivati con un giorno di ritardo (se andava bene...) hanno chiamato i “pasajeros por Cancun” invitandoli a superare la fila per fare un check-in da barzelletta, con valigie passate senza neanche pesarle e sguardo distratto al passaporto. Non so ancora come abbiamo fatto ma all’ora di partenza eravamo seduti comodamente al nostro posto pronti per volare in Messico!

Hotel - Avendo il viaggio in lista-nozze ci siamo potuti permettere il non plus ultra della zona, il Barcelò Playa Colonial & Tropical, mega villaggio diviso in cinque belle strutture lungo la spiaggia bianca di Puerto Aventuras, tra Playa del Carmen e Tulum.

Sul villaggio poco da aggiungere a quello che si può trovare digitandone il nome su google: solo elogi e commenti positivi. Cibo da favola sia nei ristoranti a tema che al buffet (dove c’era così tanta roba da sfamare un intero paese...), camere ampie (la nostra con veranda sul giardino tropicale), assistenza continua ecc. ecc.
Insomma un all inclusive assolutamente da consigliare a chi ama nuotare in acque cristalline, tra pesci e sabbia bianca, per poi stare all’ombra di una palma su un’amaca o su un lettino.

Mi limito a parlare dell’unica escursione fatta tra le tante proposte dal tour operator (parco avventura, bagno nei cenote, Chichén Itzà, pesca al largo, Tulum...), ovvero il binomio natura-Maya con la mattina a Rio Lagartos, biosfera piena di uccelli, fenicotteri, coccodrilli (e insetti), con il bagno nella laguna salata e argillosa, e il pomeriggio a Ek Balam, l’ultima (in ordine di tempo) città Maya scoperta e portata alla luce (ma solo per il 20% del suo territorio). Per capirci: non è il tour del nostro operatore ma è uguale al 100% http://www.karmatrails.com/it/tour_riolagartos_ekbalam.html.

Rio Lagartos – Dopo un’oretta abbondante di viaggio col pulmino, con guida brava ma interista (prima non se ne trovavano neanche a pagarli oro e ora sono dappertutto), siamo arrivati ad un minuscolo approdo di barche da una decina di posti, con il fondo piatto: siamo partiti sotto il sole cocente e abbiamo navigato nella natura vedendo animali da noi impossibili da trovare. Divertente anche il bagno nella laguna salatissima e la spalmatura di argilla (dice che fa bene alla pelle...).

Dopo quasi tre ore ci siamo diretti verso il paese dei pescatori per un bagno nella acque cristalline per ripulirsi dall’argilla prima di andare a pranzo in un’osteria del luogo.

Ek Balam - Da lì lo spostamento a Ek Balam, dove ci attendeva una guida italiana (anche questo interista, o torinista, non s’è capito bene perchè le bischerate che dicono sul calcio sono le stesse). La parte visitabile non è enorme ma suggestiva e sicuramente tra qualche anno questo sito Maya sarà tra i più visitati del Messico. Un po’ più triste la visita al tipico villaggio Maya, dove il realtà di tipico c’è solo la povertà e un mercatino costruito ad hoc per i turisti, invitati già in albergo a mettersi in tasca qualche caramella da dare ai bambini.

Siamo ripartiti verso il villaggio con, tra i tanti, un enorme interrogativo: come mai nei pollai Maya ci sono le galline nude?