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Siviglia (18-23 agosto 2005)
Per spostarci da Madrid a Siviglia abbiamo scelto il treno, prenotando via web dall’Italia i biglietti sul sito delle ferrovie spagnole (www.renfe.es). Così con la prenotazione siamo andati alla stazione di Atocha dove ci hanno consegnato i biglietti veri e propri. 52,50 euro a testa per 510 km percorsi in tre ore e un quarto su un treno Altaria fin troppo veloce (dava quasi un leggero fastidio stile giostra del luna park). Al binario si accede solo dopo check-in stile aeroporto con controllo ai raggi x delle valigie e del bagaglio a mano. Una volta al proprio posto passa il controllore per la verifica dei biglietti e per consegnare le cuffie monouso per ascoltare la radio o l’uscita audio della televisione che si trova all’inizio e a metà del vagone. Così il viaggio è passato veloce tra la visione di un film con Robert Redford e le soste a Ciudad Real e Córdoba.
L’approccio con la città non è stato dei migliori: un caldo boia e l’impossibilità di capire quale autobus dovevamo prendere per raggiungere il centro. Ci avevamo provato da casa via internet senza successo pensando che lì sarebbe stato più facile. Alla fine, chiedendoci come fosse possibile che non ci fossero capolinea davanti alla stazione ferroviaria (si fermano solo due linee), siamo riusciti a scovare la fermata sul viale parallelo. Una volta scesi percorrere l’ultimo chilometro per arrivare all’hotel non è stato facile sia per il caldo che per la mancanza di indicazioni, oltre alla rottura delle rotelle di una valigia.In più tanta polvere per i mille cantieri aperti in città per la costruzione della metropolitana. Chi andrà a Siviglia dopo il 2006 di anni troverà una città decisamente più vivibile di quella, pur bellissima, vista da noi.

Hotel
Avevamo prenotato all’hotel Murillo, un due stelle in pieno barrio de Santa Cruz. Molto tipico, accogliente e raggiungibile tramite i giardini omonimi, che arrivano fino ai viali che circondano il centro storico. Unico inconveniente, scoperto via internet prima di partire, i lavori di ammodernamento della struttura. Ormai avevamo fatto l’idea di trascorrere lì la nostra vacanza sivigliana e non abbiamo disdetto, pentendocene un po’ la prima mattina, dopo il risveglio a suon di martellate e trapanate. Nel complesso però l’hotel è molto caratteristico, ospitale e da consigliare assolutamente una volta finiti i lavori. La camera (50 euro a notte) era una di quelle ancora da rimodernare: piccola ma non minuscola, così come il bagno, dall’aspetto decisamente più disastrato (ma non abbiamo mai avuto problemi). Niente tv, mentre c’era ovviamente l’aria condizionata. La hall è una stanza con soffitti a cassettone decorati e anche l’arredamento è tutto antico in stile bizantino. Pro: è in una piazzetta in cui si arriva da viuzze in cui passano a malapena i pedoni e qualche motorino e quindi silenzioso. Il rapporto qualità-prezzo è buono. E’ ad un passo dalla cattedrale.
Contro: a Siviglia agosto è bassa stagione e ad un prezzo inferiore saremmo potuti andare in un quattro stelle moderno fuori dal centro con mille comodità (piscina, tv ecc. ecc.) semplicemente prenotando tramite bookings.it.
Potevano gestire meglio i lavori, iniziando dopo le 10 anziché all’8 e proseguendo nel pomeriggio. Evidentemente il fresco del mattino e la siesta hanno avuto la meglio!

Spostamenti
Siviglia è piuttosto piccola e quindi si gira a piedi. I mezzi servono solo per andare all’aeroporto o in zone periferiche della città; al limite si possono utilizzare per percorrere più velocemente i viali di scorrimento appena fuori dal centro.
C’è una rete di autobus piuttosto capillare anche se gli orari sono elastici (quando passa… passa…): l’ultima mattina, per andare a prendere l’aereo ci siamo presentati alla fermata del bus alle 7,05 per prendere quello delle 7,15 che è passato alle 7,45. E se ritardano di mezzora a quell’ora del mattino… I biglietti costano un euro per il tragitto cittadino e 2,30 per andare all’aeroporto.

Mangiare
Colazione
Solo una volta ci siamo concessi una colazione classica: siamo andati al forno-pasticceria San Buenaventura, in avenida de la Costitución, a fianco della Cattedrale. Tanta scelta di dolce (paste fin troppo piene di panna e crema) e salato (dai panini alle schiacciate).
Pranzo
Gli orari sono molto spagnoli, per di più del sud, e quindi ci siamo abituati a pranzare dopo le 14. L’inconveniente è che il servizio è concentrato in due-tre ore al massimo: dopo quelle resti digiuno perché anche nei bar, tra le 17 e le 21, è difficile trovare qualcosa di più di merendine o patatine. Casa Carmelo (calle Gloria 6, barrio Santa Cruz): locale gestito da ragazze con tavoli all’aperto nella stretta via. Pranzo fugace dopo le 16 con tapas. 12 euro in due (ma ci siamo alzati con la fame) in un locale carino.
Bar Citroen (Avenida Portugal): bar di passaggio verso Plaza de Espana. Due panini e due acque a 9,70 euro.
Una volta abbiamo pranzato al Pan’s & company e una volta abbiamo comprato pane e prosciutto al supermercato Champion.
Cena
El Campanario (calle Mateus Gago 8, barrio Santa Cruz): dal tavolo all’aperto si vede il campanile della cattedrale. Su Internet avevamo letto pareri discordanti ma noi abbiamo cenato veramente bene. 21 euro in due per due panpizza (bruschette stile pizza), due tapas di patate, una tapa di carne, due contorni e tre acque da 50 cl.
O mamma mia (calle Betis, zona Triana): anche a Siviglia siamo caduti nella tentazione della pizza e così abbiamo scelto questo locale, visto nel pomeriggio e dall’esterno accattivante. Gli affari vanno a gonfie vele, a giudicare dall’attesa di oltre mezzora per avere un tavolo: una volta seduti però il servizio è stato rapido e la pizza buona. Tanta bella gente giovane e sivigliana, decorazioni all’italiana e aria condizionata fin troppo fredda. Con 24,24 euro in due ci siamo tolti la voglia di pizza (margherita e ai funghi) ma ci siamo anche mangiati gnocchi alla bava e bevuti acqua e coca cola. I grissini sono come il pane, si pagano 80 centesimi. Poco frequentato dai turisti.
Hostaria Doña Lina (calle Gloria 7). In pieno Santa Cruz, in una piazzetta con panchine con mosaici di ceramica e fontane. Di sera è molto romantico e siamo stati fortunati a trovare un tavolo libero pochi minuti dopo le 21. Avevamo deciso di mangiare paella che, pur non essendo una specialità andalusa, si è rivelata buona e abbondante: viene servita minimo per due persone (17,95 euro) e basta come piatto unico. Abbiamo optato per quella di carne ma, conoscendo i tempi di attesa, abbiamo iniziato con una tortilla. Alla fine abbiamo speso 32,42 euro in due comprese due acque da mezzo litro e il pane, messo in conto anche se non mangiato. Ci siamo alzati soddisfatti e con la pancia davvero piena.
Sacristia (calle Mateus Gago): ci siamo rifugiati in questo locale al ritorno da Granada e quindi molto tardi. Alle 23 passate siamo riusciti a mangiare pane, salumi e qualche crocchetta. 15 euro in due ma il locale sembra meritare una sosta più lunga e maggior calma.
Las Teresas (calle Santa Teresa 2): tapas rinomate su Internet e sulle guide. Fama del tutto meritata. Il difficile è trovarla nel dedalo di stradine di Santa Cruz (abbiamo scoperto che, passando da un vicolo non più largo di un metro, saremmo arrivati al nostro albergo in meno di un minuto…) ma una volta seduti diventa difficile non chiamare il cameriere per ordinare tapas su tapas. Le crocchette sono una delizia per il palato, la scelta dei salumi è molto ampia come quella di verdure e sottoli. Merita la citazione dello scontrino: champiñones a la plancha (1,95 euro), lomo con tomato (1,90), espinacas con garbanzos, (1,90), due tapas del día (3.80), jamon (2), due croquetas (3,80), tre aguas (3). 18,25 euro per una grande ultima cena sivigliana. Ovviamente appena abbiamo accennato ad alzarci la gente in attesa ha fatto a spintoni per sedersi al nostro posto…

Cosa vedere
1’ giorno
L’impatto con la città è stato un po’ traumatico per caldo, caos e orari così ci siamo limitati ad una breve passeggiata intorno alla Cattedrale e in Santa Cruz dopo un riposino pomeridiano per recuperare le ore di sonno. Con il fresco della sera e le gambe riposate abbiamo potuto intravedere le potenzialità della città, puntualmente confermate nei giorni seguenti. Siamo arrivati fino al Guadalquivir costeggiandolo fino al ponte de Triana: lì abbiamo cambiato sponda percorrendo calle del Betis e arrivando a plaza de Cuba per poi tornare verso il centro. Lungo il fiume tanti giovani fuori dai bar di Triana e sul muro di un ristorante un piccolo geco che ci ha permesso di scattare una foto molto simpatica. Atmosfera molto bella.

2’ giorno
Santa Cruz: è il quartiere simbolo di Siviglia. Strade, vicoli, piazze, negozi, ceramiche e chiese in un “labirinto ordinato”. Labirinto perché, anche con la cartina alla mano, basta sbagliare di un metro ad un incrocio per perdersi e ritrovarsi dopo cinque minuti a dire “guarda dove siamo…”. I punti di riferimento sono le chiese e il Girardillo, il campanile della Cattedrale. E’ un quartiere da vivere giorno e notte vagando a destra e a sinistra.
Macarena: le distanze a Siviglia sono relativamente brevi ma se si inzia a zigzagare tra le viuzze diventano ampie. Così anche la camminata nel quartiere della Macarena diventa un’impresa non da poco. Abbiamo trovato molto sporco, soprattutto polvere e trascuratezza. Chi ha i soldi si è messo a ristrutturare case e facciate per restare al passo con la Siviglia che sta nascendo; chi non li ha si è lasciato andare e il contrasto è evidente. Anche alcune chiese sono sprangate e tutto intorno girano ruspe e muratori intenti a ricostruire appartamenti. In questo contesto spicca per ordine e prestigio la Basilica della Macarena, dove si trova la Madonna più venerata durante la Semana Santa. Il vestito bianco che la copre luccica e da solo illumina la chiesa, non grande ma evidentemente molto amata dai sivigliani.
Stadio Ruiz de Lópera: è lo stadio del Betis. 55.500 spettatori all’insegna del biancoverde e della rivalità con il Sevilla. Per arrivare allo stadio bisogna prendere l’autobus e allontanarsi dal centro, finendo in una zona non certo turistica. Anche la visita all’interno è un’incognita: tutto è chiuso, il negozio ufficiale del Real Betis è in centro, in calle Castelar, e allo stadio c’è solo una stanza in condizioni misere. Alla fine, con un’altra coppia di spagnoli, siamo riusciti a convincere il segretario del Betis a farci entrare da una porta secondaria. Lo stadio è bello ma sporco e l’odore è quasi nauseante: il tempo di fare un paio di foto e poi via all’esterno, per riprendere l’autobus. Fuori però abbiamo fatto conoscenza con un po’ di personale del Betis e anche col custode dello stadio, che ci ha detto che il negozio allo stadio è in disuso perché lo gestiva lui con sua figlia, prima che lei partisse per Maiorca con un giocatore del Betis acquistato dalla società delle Baleari.
Sánchez Pizjuán: lo stadio del Sevilla è ai margini del centro, nel quartiere Nervión. Molta più vita, una grande centro commerciale a ridosso delle tribune e un mosaico enorme che riproduce il nome dello stadio e i gagliardetti delle avversarie più famose del Sevilla. Purtroppo non siamo potuti entrare perché c’era molta gente in fila per acquistare i biglietti per la partita di presentazione del Sevilla 2005/2006. Così ci siamo accontentati di una foto fuori dalla tribuna centrale. Ottimo e moderno il negozio con il materiale della squadra.
Torre del oro: l’abbiamo vista da fuori, di sera, con le luci di Triana e del lungofiume. Molto caratteristica e romantica; da cartolina.

3’ giorno
Cattedrale: la Giralda è immensa e maestosa. Dentro è piena all’inverosimile di decori, statue, mosaici e vetrate. Grazie alla tessera universitaria spendiamo 3 euro in due per l’ingresso (compresa la salita sul campanile) più altri tre euro per le audioguide. Chi ha con sé una guida può fare a meno delle audioguide. Sono prolisse e con una ventina di punti di ascolto il rischio è di passare due ore con la guida all’orecchio senza capire molto della spiegazione. Tanto ovunque ci si giri c’è qualcosa da vedere (ad esempio la tomba di Cristoforo Colombo) mentre la salita sul Girardillo è lunga ma non faticosa grazie a scalini molto bassi. Dall’alto la vista ripaga della fatica e si scopre una Siviglia diversa con i patii in bella vista e le strade del centro trasformate in mosaico.
Plaza de España: attraverso il Paseo de las delicias siamo arrivati al Parco di Maria Luisa e dopo un pranzo veloce all’imbocco del giardino siamo arrivati in pieno primo pomeriggio nella piazza. I lavori per la metropolitana hanno comportato lo svuotamento delle vasche a semicerchio che la caratterizzano e quindi manca una delle peculiarità principali di questo monumento ma l’impatto è comunque intenso. Le maioliche che raffigurano tutte le regioni spagnole, le arcate assolate e semi deserte e lo zampillo della fontana al centro di una grande vasca rendono meno pesante la temperatura molto vicina ai 40 gradi. Da vedere.
Parco di María Luísa: grande e ordinato spazio verde con edifici costruiti per l’esposizione Ibero-americana del 1929/30 che ora fungono da musei archeologico, delle belle arti e dei costumi popolari. C’è spazio per riposarsi all’ombra, per girare con la carrozzella trainata dal cavallo e per prendere qualcosa di fresco ai chioschi. In una delle piazzette vicine al museo archeologico abbiamo trovato un numero impressionante di colombe bianche ferme all’ombra: saranno state duecento!!

4’ giorno
Triana: ancora calura e ancora una lunga passeggiata nelle strade di uno dei quartieri più famosi di Siviglia. Triana è il quartiere delle ceramiche e così abbiamo girato per negozi alla ricerca di souvenir davvero tipici come acquasantiere e piatti e la scelta è stata ardua vista la quantità di mastri ceramisti che hanno i laboratori a Triana. Nel girovagare abbiamo trovato la parrocchia di Santa Ana: la porta era aperta e siamo entrati. Chiesa piccola ma carina, con un custode alla porta che, all’uscita, in cambio di una piccola offerta (meno di un euro…) ha voluto darci non solo la cartolina con le immagini della parrocchia ma anche un dépliant con la storia e la descrizione dell’edificio.
Plaza de Toros: anche questa vista dall’esterno. Siamo contrari alla corrida e quindi le abbiamo dato solo un valore architettonico e folkloristico. All’esterno c’è la statua di un famoso torero che serve da “set” per la caratteristica foto in posa da “toro”.

Cosa comprare
Siviglia è piena di negozi, soprattutto di scarpe e borse. I prezzi sono buoni e nelle vie del centro la scelta è molto ampia. Nel triangolo Alameda de Hercules (evitabile, ci sono solo quattro colonne che delimitano un giardino dove di sera si ritrovano i più giovani a far casino…) – Guadalquivir – Santa Cruz si trova di tutto: i negozi più alla moda sono in calle de las Sierpes. A noi sono particolarmente piaciuti i souvenir, tipici ma non troppo. Non c’è la grossolaneria tipica di altri posti e se si cercano le cose con calma si trovano oggetti carini.

Le curiosità
Cavalli: in estate il connubio caldo-sterco di cavallo è una bomba ad orologeria pronta ad esplodere in ogni momento. Le carrozzelle con i cavalli sono decine e girano per tutto il centro: così i bisogni fisiologici dei cavalli rischiano di pregiudicare una bella cenetta all’aperto. Quando si avvertono (sei-sette volte al giorno) i miasmi sono davvero insopportabili. Peccato, anche perché obbligano ogni notte i netturbini a sprecare molta acqua per ripulire le strade.
Flamenco: non siamo riusciti a vedere uno spettacolo di flamenco ma abbiamo capito da commenti e file alle porte che nel rapporto prezzo-qualità vince di gran lunga quello del Centro Cultural Flamenco di calle Ximenez de Enciso, nel barrio de Santa Cruz. Tutte le sere alle 21, ingresso 12 euro (10 gli studenti).