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“Andrò a Londra solo quando troverò il modo di vedere una partita del Tottenham”.
Ho ripetuto per anni questa frase, diventata quasi una scusa per non andare a vedere una città che tutti mi raccomandavano e che invece non mi ha mai ispirato.
E non dovevo andarci nemmeno in questa estate del 2007: mi immaginavo a Ibiza o su qualche isola greca con gli amici poi, tra quello che lavora, quello che fino al 16 non c’era e quello che non può star fuori di casa per troppi giorni… mi sono ritrovato a organizzare un viaggio “in solitaria”. E mentre mi scervellavo per trovare una meta navigando in Internet sono finito nel sito del Tottenham per vedere il calendario della Premierleague.
14 agosto, Tottenham-Everton: “E’ la prima della stagione in casa, il biglietto non mi tocca neanche a pregare in cinese però iscrivermi alla lista degli Spurs Members non mi costa nulla e appena apre la prevendita on-line ci provo…”.
E così il 25 luglio ho cliccato su “Buy ticket” e, miracolo, mi sono aggiudicato un biglietto nella North Stand, secondo anello. In pieno marasma ho “realizzato” che avevo il biglietto ma mancavano aereo e albergo: troppo tardi per gli affaroni con le low cost e così mi sono dovuto accontentare di un Easyjet Pisa-Londra Gatwick e ritorno a 198 euro, mentre per l’hotel, per il quale ho avuto più tempo per cercare, mi sono affidato a www.booking.com, come sempre il migliore.

Aereo e spostamento
Volo in perfetto orario e arrivo a Gatwick alle 18,45 inglesi. Da lì ci sono più scelte per arrivare a Londra: la più veloce e costosa è il Gatwick Express, che senza fermate porta a Victoria Station. Io, per due motivi, ho scelto la linea First Capital Connect: primo perché porta fino a King’s Cross, vicino all’albergo prenotato, e secondo perché costa meno di tutte le altre soluzioni (17 sterline A/R) e il treno impiega solo un quarto d’ora in più rispetto all’Express pur fermandosi anche a London Bridge e a Blackfriars.
E proprio sul ponte tra queste due stazioni ho visto per la prima volta il Tamigi, con tanto di tramonto.

Hotel
Londra è notoriamente cara e i prezzi degli alberghi non sfuggono certo a questa dura realtà. Così anche in questo caso a decidere è stato il rapporto prezzo/qualità, anche se il vincolo principale è stato quello di essere in centro o in zone limitrofe, per non perdere negli spostamenti troppo tempo del poco a disposizione.
Dopo aver scartato due singole a 35 sterline a notte in alberghi con valutazioni basse fatte dai clienti di Booking ho scelto con assoluta convinzione il Crestfield Hotel, in Crestfield Street, a 50 metri dalla stazione di King’s Cross: valutazione di Booking 6,5 e 40 sterline a notte con colazione.
Valutazione che condivido in pieno: piccolo ma pulito, con bar nuovo di zecca e sempre aperto per i clienti, reception 24 ore su 24, piccolo giardino interno e Jack, un canetto nero di razza Scottish (?) ad accoglierti sulla porta. La stanza ovviamente piccola (3 metri per due o poco più), con il solo lavandino, mentre il bagno con doccia era nella stanza accanto. Come le altre tre singole vicine è stata ricavata nel piano interrato ma la finestra dava sulla via, molto silenziosa perché chiusa al traffico (tranne quello dei residenti). In più un mini armadio aperto (stile garitta da soldato), scrivania, due specchi, televisore (con quattro canali…), asciugacapelli e bollitore con bustine per il thè o per il latte.
La colazione non è certo da albergo internazionale ma, almeno per me, più che sufficiente: quattro fette di pan carrè tostate, burro, marmellate di tre tipi, corn flakes, succhi di frutta (pompelmo e arancia), thè, latte, caffè e acqua.

13 agosto
Dopo la sistemazione in albergo e una veloce cena al vicinissimo Mc Donald mi sono concesso tre ore di passeggiata prima di andare a letto e così sono partito di buona lena con l’obiettivo di raggiungere Piccadilly Circus: arrivando da nord (Tottenham Court Road, viale pieno di negozi e centri commerciali) ho incrociato Oxford Street e non ho resistito alla tentazione di “tagliare” attraverso Soho che, con i suoi locali caratteristici, i tanti giovani, la gente un po’ strana e i negozi tutti da vedere, mi ha fatto allungare il percorso ma alla fine, tramite Shaftesbury Avenue, sono finito sotto il cartellone luminoso di Piccadilly Circus, una piazza in effetti molto caratteristica ma anche molto commerciale.
Già che c’ero ho proseguito fino a Leicester Square, vedendo ancora un altro luogo della Londra turistica e mondana. Impressionante, nella zona, il numero di teatri e di cinema con musical come Fame, Il signore degli anelli, I miserabili, Star Wars e altri che non ricordo.
Poi il ritorno verso l’hotel attraversando un’altra parte di Soho.

14 agosto
Sveglia alle 7 con l’imperativo di essere di nuovo in hotel alle 16 per prepararmi per andare allo stadio. Colazione e via alla metro per acquistare la Travelcard giornaliera: è il metodo più conveniente per girare a Londra perché si possono utilizzare la metro, i bus ed anche i treni della linea nazionale.
Per chi si ferma a lungo c’è quella da tre giorni o la settimanale, limitata alle due zone del centro o estendibile alle altre fino alla 6, mentre la daily si differenzia tra la peak, utilizzabile ad ogni ora del giorno e della notte, e la off peak, valida solo dopo le 9,30. Io per il 14 ho scelto la “daily zone 1-3 peak” perché il White Hart Lane, lo stadio degli Spurs è in zona 3: 7,80 sterline il prezzo. Molto (son più di nove euro…) ma sempre meglio di pagare le quasi 4 sterline della corsa singola. E indispensabile perché a Londra, contrariamente a tante città visitate, senza biglietto nella metro non si entra e non si esce (almeno due controllori ad ogni entrata e ad ogni uscita, comunque elettroniche e automatiche, in tutte le stazioni che ho utilizzato).
I londinesi utilizzano la Oyster, una card ricaricabile da strisciare su un lettore ottico entrando nella metro: comoda ma utile solo per chi vive o lavora a Londra, per i turisti tanto vale fare la Travelcard.
Prima sosta prevista Tower Hill: uscendo dalla metro acqua a catinelle e quindi mi solo limitato a fotografare la Torre di Londra da un piazzale un po’ riparato e mi sono ributtato nella metro per arrivare a Westminster.
Uscendo dalle scale sul lato del Parlamento si sbatte il naso nel Big Ben e nel cartello che ti avverte che se tenti di avvicinarti troppo alla Houses of Parliament sono cavoli amari…
Nel tour de force (entro le 9,30 dovevo essere al London Eye, visto che per le 10 avevo prenotato on-line il giro sulla ruota panoramica) ho trovato il tempo per le classiche foto al Big Ben, alla facciata dell’abbazia di Westminster e per una toccata e fuga a Downing Street, la via dove abita il Primo Ministro e il cui cancello di accesso è chiuso e controllato da Police e corpi speciali vari…

Alle 9,35 ero a cambiare il voucher alla biglietteria del London Eye, dentro la County Hall e dieci minuti dopo, compresi i controlli a tasche e zaino, ho messo piede in una delle tante cabine ovali trasparenti capaci di accogliere una ventina di persone. La ruota gira lenta (si sale e si scende in movimento), arriva a 136 metri di altezza e da lassù, nei giorni di sereno, si vede fino a 40 chilometri di distanza. Il 14 agosto invece era giorno di pioggia e foschia (?!?!) e mi sono dovuto accontentare di un panorama ridotto e non ho visto l’arco del nuovo Wembley come invece speravo. Esperienza divertente, 13 sterline il costo: consigliabile ma forse non indispensabile.

Una volta uscito via, secondo programma, verso Buckingham Palace per vedere il cambio della guardia alle 11,30: ci sono arrivato passando da St. James Park e rallentando il passo per fotografare i vanitosissimi scoiattoli che girano tranquilli nei vialetti.
Aspetta aspetta sono passati i minuti e, dopo più di mezzora con la testa infilata tra le grate del cancello principale di Buckingham Palace ci hanno detto che, causa pioggia, il cambio della guardia era rimandato al giorno seguente. Così, cartina della metro alla mano, ho deciso di tuffarmi in centro: ancora Piccadilly, ancora Leicester (con pranzo al Kfc troppo piccante per i miei gusti, anche se i menù di carne sono appetitosi..), Trafalgar Square, Haymarket e una sosta nel Trocadero, un palazzo accanto a Piccadilly pieno di negozietti, bancarelle e soprattutto con i piani centrali adibiti a sala giochi, con addirittura una pista per le auto a scontro.
Fossi stato con i miei due amici Maurizio&Maurizio probabilmente non ne sarei più uscito invece ho deciso di non mettermi a giocare e proseguire il tour. Così sono arrivato a Covent Garden, molto carino e pieno di vita, e alle vie dei negozietti fino a New Oxford Street: cercando un negozio speciale per fare un regalo speciale ad una persona speciale sono arrivato fino al British Museum e in Bloomsbury Way, dove in effetti si trovano negozi caratteristici, come quello degli ombrelli.
Avendo recuperato qualche minuto sulla tabella di marcia ho deciso di andare a Notting Hill, a vedere i luoghi di uno dei miei film preferiti. Bella zona, tra Chelsea e Kensington, ma poco tempo per vederla tutta così mi sono concentrato sui negozi vintage e sulle villette intorno a Portobello Road: niente da fare invece per il mercatino dell’antiquariato più famoso del mondo, che si svolge solo il sabato, mentre negli altri giorni c’è solo il mercato della frutta e della verdura.
Poi il ritorno all’albergo a prepararmi per la serata allo stadio, che descriverò alla fine del racconto.

15 agosto
Stavolta sveglia senza fretta e colazione con calma, anche se alle 12,30 volevo essere a London Bridge a prendere il treno per Gatwick. Travelcard daily zone 1-2 off peak (5,10 sterline) e via verso Hyde Park, che ho visto solo allo Speaker Corner anche se, un po’ per l’ora e un po’ per il vento, a parlare non c’era nessuno. Giusto il tempo per una foto alla Guardia Reale a cavallo in giro per il parco e un paio di scatti ad un altro scoiattolo vanitoso e via verso la cattedrale di San Paolo, dalla parte opposta dell’ansa del Tamigi. Altre foto in mezzo a centinaia di giapponesi e poi breve tratto di metro per arrivare al famoso Tower Bridge, per il quale bisogna però scendere a Tower Hill e non a London Bridge come ho fatto io. Così mi sono fatto a piedi il lungofiume tra i due punti vedendo anche una nave da guerra alla fonda trasformata in museo e attrazione per bambini.
Da lì alla stazione London Bridge il passo è stato breve e alle 12.06 ero già sul treno (puntualissimo, ovviamente) verso Gatwick.
Volo, atterraggio a Pisa e fine della mini-vacanza a Londra.
La spesa? Tanto, in rapporto al tempo trascorso; non troppo rispetto alle cose fatte e viste: 484 euro tutto compreso da quando sono partito da casa a quando ci ho rimesso piede.

La prima volta al White Hart Lane

Vedere il Tottenham Hotspur era uno dei sogni calcistici coltivati per anni ed anni e finalmente l’ho coronato.
Da King’s Cross ho preso la metro linea Victoria (celeste) fino a Seven Sisters, la stazione più vicina al White Hart Lane. Da lì ci sono tre scelte: piedi, bus o treno fino alla stazione White Hart Lane appunto.
Appena uscito dalla metro, abituato ad una Londra scintillante e impeccabile, mi sono trovato in un quartiere periferico, con edifici ad uno o due piani, molti decisamente brutti e lasciati andare. Per un attimo mi sono visto dentro una bara di zinco rimpatriato in Italia con tanto di tricolore e funerali di stato per l’incauto turista finito nel quartiere sbagliato. Con la bandiera e la sciarpa del Tottenham ancora nello zaino ero anche del tutto anonimo e quindi non potevo godere neppure dell’immunità del tifoso della squadra del luogo. Con discrezione mi sono avvicinato alla fermata del bus facendo finta di essere uno del luogo e guardando orari e percorsi solo con la coda dell’occhio: una volta visti i numeri dei mezzi in direzione stadio mi sono fiondato sul bus 149 in mezzo a tanti uomini e donne di colore e dopo pochi minuti sono sceso in prossimità del cancello del WHL con la scritta Welcome at Tottenham Hotspur.
A tre ore dall’inizio della partita di tifosi in giro ce n’erano pochi ma abbastanza per convincermi a tirare fuori la sciarpa e a mischiarmi alla gente, trovando subito la via per raggiungere la North Stand e la biglietteria per ritirare il biglietto prenotato via Internet (39 sterline: 36 più 3 per la spedizione postale mai avvenuta a causa di problemi per i quali la società mi ha scritto due mail di scuse…). Una volta avuto il biglietto ho toccato il cielo con un dito e ho aspettato l’apertura dei cancelli (un’ora e un quarto prima della gara e non tre ore come da noi) visitando il negozio ufficiale (mezzora per scegliere la maglietta da comprare, come un bambino in un negozio di giocattoli ma con la carta di credito che tremava per la paura che mi lasciassi andare alla voglia di acquistare tutto quello che vedevo).
Da fuori il WHL è una specie di grande fabbrica rettangolare: una volta passato il controllo dello zaino, con tanto di fascetta adesiva come al check in in aeroporto e passato dal tornello, regolato dal bigliettaio con un pedale, ho salito due rampe di scale e ho aperto una porta per accedere al corridoio del secondo livello.
A destra un bar, a sinistra i vari accesi agli spalti. Tanta era la voglia di sedermi al mio posto che ho ignorato il bar ed i venditori del programma ufficiale della partita ed ho cercato solo il mio “gate” d’ingresso.
L’ho trovato, ho salito i pochi scalini e, aggirati i due steward sul pianerottolo, ho visto il campo: un’erba tanto perfetta da sembrare artificiale, tribune meravigliose e perfettamente simmetriche, una vista sul campo straordinaria. Ho subito trovato il mio seggiolino, nella settima fila partendo dall’alto e perfettamente in linea con il dischetto del rigore: in pratica con me dentro lo stadio non c’erano più di cento persone.
Foto di rito con il mio tricolore con lo stemma del Tottenham, sguardo estasiato e via con la partita. Spurs tremendi, Everton perfetto e dopo due minuti già 1-0 per loro.
E’ stato un tracollo (1-3) ma i novanta minuti sono passati in un attimo, in un’atmosfera meno ammaliante e coinvolgente di quella respirata all’Anfield Road di Liverpool ma ugualmente indimenticabile. Alla fine tutti fuori in cinque minuti e a piedi verso la metropolitana, visto che autobus sufficienti per oltre metà delle 36 mila persone presenti e dirette verso il centro non c’erano. Alle 11 ero già seduto al Mc Donald di King’s Cross a mangiare e a guardare le foto sul display della digitale per essere sicuro di essere stato davvero al White Hart Lane.
Come on you Spurs, e speriamo che la prossima volta, se ci sarà, il risultato sia diverso…