Le mie passioni › Palio di Siena

Chi l’avrebbe detto che il 2006 mi avrebbe riservato qualche altra soddisfazione oltre alla Benetton campione d’Italia di basket e all’Italia campione del Mondo?
Beh, il Palio di Siena del 16 agosto è stato davvero un’esperienza da ricordare: inconcepibile in alcuni aspetti, indescrivibile in altri, entusiasmante nel suo complesso.
Quindi prima i dati “freddi”.
Eravamo in quattro: io, il “liverpoolese” Leo e due amiche. Arrivo a Siena poco prima delle 16, vana ricerca di un posto nei parcheggi (liberi o a pagamento) nella zona di Porta Romana e scelta di scendere fino al parcheggio Due Ponti: da lì bus navetta (1 euro a biglietto) fino a Porta Romana e poi a piedi verso il centro. Quando c’è il Palio in piazza del Campo si accede da ogni lato fino alle 16,30, poi si può accedere solo da via Duprè, sul lato sinistro del palazzo comunale.
Ovviamente siamo arrivati ai cancelli alle 16,31 ed i carabinieri stavano chiudendo gli accessi. Così abbiamo deciso di entrare in piazza più tardi, approfittando dell’orario per fare un veloce giro della città. Ci siamo resi ben presto conto che quando c’è il Palio Siena non è visitabile visto che tra turisti normali, contradaioli e persone venute apposta per la carriera le strade intorno a piazza del Campo sono piene.
Dopo un lungo giro fino a piazza del Mercato ci siamo finalmente messi in fila per entrare in piazza: gli ultimi cinquanta metri di via Duprè li abbiamo percorsi in fila stretti tra centinaia di altre persone ma anche questo è Palio. Una volta dentro ci siamo comodamente sistemati davanti all’Entrone e alla tribuna dei figuranti e abbiamo atteso le due ore che ci separavano dalla “mossa”.
Alla fine siamo usciti dalla piazza e siamo tornati a prendere la navetta a Porta Romana.
Siena – Temevo la pioggia e i temporali previsti dai meteorologi che, ancora una volta, hanno dimostrato che chiunque può andare in tv a sparare bischerate. Il kway e lo zaino con i vestiti di ricambio sono rimasti inutilizzati in auto.
Siena ci ha accolti con un bel sole, una brezza rinfrescante ed i suoi inimitabili colori. Il rosso dei mattoni dei palazzi del centro attrae come una calamita e tornare a percorrere quelle strade secolari è sempre gratificante.
Siena andrebbe vista facendo un passo con la testa all’insù e quello dopo guardando davanti a sé. Impossibile farlo nel giorno del Palio: peccato ma niente di grave per me, che ho avuto la fortuna di visitare Siena altre volte, peccato mortale per chi era con me e che era a Siena per la prima volta. Auguro loro di avere altre possibilità di gustarsi questa città.
Abbiamo visto con calma solo piazza del Campo: con quella luce calante e con le ombre del tramonto mi è sembrata ancora più particolare e affascinante. Il palazzo del Monte dei Paschi, con gli interni che si intravedevano dalle finestre (lasciate aperte per far affacciare i vip), è l’esempio del gusto toscano, la torre del Mangia è stata per ore fissa davanti a noi a ricordarci che nel passato c’è stata gente che ha fatto cose prodigiose, gli attici affacciati sulla piazza ti fanno capire che ci sono persone che abitano in case da sogno.

Le contrade – Abbiamo incrociato migliaia di contradaioli e la sensazione di essere un profano in un ambiente sacro è stata netta. Mi sono infilato nella loro festa da semplice appassionato e in minima parte ho capito quello che il Palio può rappresentare per i senesi ma è giusto che il Palio resti della città di Siena con noi “stranieri” semplici osservatori.
Stavamo camminando per strada quando è arrivato il cavallo del Drago scortato come un re: la calca si è dissolta, la folla si è aperta per far passare l’animale e nessuno, neppure chi aveva i fazzoletti di altre contrade, ha mosso un sopracciglio.
Poi è passato Buon Amico, il cavallo della Selva, e anche in questo caso la marea umana che si stava spostando verso la piazza si è fermata per far passare cavallo e contradaioli. Infine il corteo storico, che abbiamo incrociato più volte ma che non abbiamo visto troppo bene, presi com’eravamo a cercare via Duprè.
Il cencio – Abbiamo visto entrare il “cencio” in piazza sul carro trainato dai buoi: a me è piaciuto molto, a Leo anche. Bella la Madonna bianca a fare luce sulla torre del Mangia e sui simboli delle contrade.
L’abbiamo poi visto da vicino quando abbiamo preceduto di pochi metri il corteo festante della Selva ma ci siamo allontanati alla svelta per evitare la calca.

La mossa – Ho visto il Palio decine di volte in tv e mi è sempre piaciuto. Se fossi volgare direi che ho capito che tra vedere la corsa in tv e vederlo a Siena c’è la stessa differenza che passa tra vedere un film porno e andare a letto con la persona che ami. Visto che non sono volgare non lo dico ma posso fare l’esempio di una partita vista a sedere sul divano o in curva…
La cosa più facilmente raccontabile è la mossa, anche se preceduta da uno degli episodi più sorprendenti della mia vita.
Quando è arrivata al mossiere la busta con l’ordine di ammissione ai canapi delle contrade in piazza, tutte comprese, c’erano almeno 60 mila persone. Come la busta è finita in mano al mossiere da una decina di lati della piazza, quelli presidiati dai contradaioli, si è alzata una serie di “pssss” “schhhh” per invitare a fare silenzio. In quindici secondi la piazza si è ammutolita, completamente: non un fischio, non un sibilo, non uno starnuto: io e Leo ci siamo guardati sorpresi e sbigottiti per la situazione irreale.
E nel silenzio… “Drago” e un boato, “Aquila”, e giù un altro boato e poi via via tutti gli altri nomi tra applausi e delusioni. Di rincorsa la Selva e accanto a noi le facce attonite di tre donne e di una ragazzina con i foulard verdi e arancio.
Una mossa lunghissima, i cavalli tre-quattro volte fuori dai canapi, una falsa partenza, Trecciolino giù dal cavallo e il rischio di non poter vedere il primo Palio dal vivo della mia vita.
Poi, quasi all’improvviso, l’ingresso della Selva e il via alla corsa.

Il Palio – Quando ho visto i cavalli scattare ho atteso invano il suono del cannone per la falsa partenza. Tre-quattro secondi e niente. Quando ho capito che la mossa era valida i cavalli erano già spariti dal mio campo visivo: non perché non ci vedessi bene ma perché andavano troppo più velocemente di quanto immaginassi. E questa è la cosa non descrivibile, perché se non si vede di persona non si capisce né come un cavallo possa correre così veloce su quel tipo di percorso né come sia possibile fare certe curve senza cadere o volare via.
Mi limito a dire che quando i cavalli erano sul lato più lontano da noi (ovvero davanti alla fontana) sembrano muoversi su un tappeto mobile, con una fluidità impressionante e con il fantino diventato un tutt’uno con l’animale.
I tre giri li ho visti e vissuti quasi in apnea, con le urla della piazza quasi impercettibili, in sottofondo: per tre volte (una a giro) ho incrociato lo sguardo con le quattro donne della Selva ed ogni volta dalle loro bocche non è uscito nessun rumore. La più appassionata, vestita di bianco e con al collo un fazzoletto ormai liso dal passare degli anni, non ha mai tolto le mani da davanti alla bocca e al naso. Per i primi due giri ho tifato per una vittoria del Bruco (ho un ex commilitone in quella contrada) ma per tutto il giro finale ho sperato che la Selva portasse in fondo un Palio strameritato.
Quando Buon Amico ha tagliato il traguardo regalando la carriera alla Selva mi sono girato verso le quattro donne: la ragazzina quasi immobile con le braccia a cielo, le altre due non l’ho viste perché mi sono concentrato su quella vestita di bianco che si stava rotolando per terra come se avesse gli abiti in fiamme ma ancora senza dire una parola.
Solo quando si è alzata ha urlato e ha trascinato le altre a corsa verso le balaustre per entrare sulla pista e inseguire il cavallo vincitore.
Io sono riuscito solo a applaudire, Leo aveva la pelle d’oca ben visibile sulle braccia, le due ragazze con noi sembravano aver finalmente capito dove erano state portate e a vedere cosa.
Della festa della Selva ci siamo goduti poco, avendo deciso di tornare all’auto prima possibile vista l’ora (le 20) ma abbiamo fatto in tempo a vedere una gragnuola di cazzotti che un giovane ha tirato ad un signore più attempato e rimasto fermo a prenderle come se fosse una cosa normale, un passatempo quotidiano. Il giovane attaccato ad una terrazza a picchiare con una sola mano e l’altro fermo senza reagire, quando sarebbe bastata una spinta per far volare due metri più giù l’assalitore… mah!!
Da battaglia medioevale invece i due schieramenti formatisi a causa della vicinanza di contradaioli nemici (Valmontone e Nicchio): prima uno scambio di spinte e cazzotti e poi trenta contro trenta schierati ai lati del vuoto che si era formato in piazza. Li abbiamo lasciati lì a decidere chi dovesse per primo lasciare la piazza, in posizione verticale o orizzontale poco importava…

La conclusione – Mentre il cencio si incamminava verso il Duomo accompagnato dai canti della Selva noi siamo usciti dalla piazza passando (nota personale…) davanti al ristorante nel quale avevo pranzato con tre persone durante l’ultima visita a Siena.
Nonostante fosse chiuso per ferie mi è tornato in mente il flash del pranzo: una persona l’ho ricordata con piacere, delle altre due facevo volentieri a meno di ripensare ai volti…
Poi c’è poco altro da dire se non consigliare il Palio dal vivo a chi non l’ha mai visto, magari arrivando a Siena già dal mattino per non perdere l’essenza della vita in contrada.
Il conto alla rovescia per luglio 2007 è iniziato, speriamo di poter tornare in piazza del Campo già dal prossimo Palio..
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Consiglio culinario extra-Palio: siamo andati a cena a Montelupo Fiorentino, al ristorante pizzeria L’Antinoro (via Tosco Romagnola Nord 6). Il mercoledì c’è il pizza-day, ovvero paghi 7 euro e mangi tutta la pizza che vuoi. Siamo stati bene, all’aperto, in un bell’ambiente…

16 agosto 2007

Dopo la felicissima esperienza del 2006 ho voluto riprovare l'ebbrezza del Palio.
Appena tornato da Londra mi sono fermato al Lido di Camaiore dalla Monica e dalla Romina e con quest'ultima il giorno dopo sono partito per Siena.
Ho rifatto quasi del tutto le stesse cose del 2006 ma, arrivando prima in città, ci siamo goduti le sfilate verso il Duomo di tutte le contrade impegnate nella carriera.
Siamo entrati in piazzaalle 15,30 e l'attesa, sotto il sole, è stata più snervante rispetto ad un anno fa.
Poi la carriera, seguita in mezzo ai contradaioli del Valdimontone e vinta dal Leocorno.
Subito dopo siamo stati quasi travolti dalle ragazze del Valdimontone imbufalite per la sconfitta e ci siamo trovati in mezzo alle "solite" diatribe sull'accesso alle varie vie tra contradaioli del Nicchio e del Valdimontone.
Altro Palio da ricordare, altra esperienza da riprovare...

16 agosto 2010
Terza esperienza al Palio, stavolta col Doro. Ha vinto la Tartuca e ancora botte tra contradaioli di Nicchio e Valmontone!